Perché un remoto centro montano abruzzese innalzò un tempio alla Triade?

Ipotesi ricostruttiva del secondo tempio
Ipotesi ricostruttiva del secondo tempio

Il  complesso templare italico-romano di Castel di Ieri – affascinante piccolo borgo montano di trecento anime in provincia dell’Aquila – è un ancestrale luogo di culto della popolazione italica dei Peligni Superequani e poi dei Romani.

Venne costruito in epoca remota sull’antica strada romana Claudia – Valeria, ai piedi dei boschi sacri del monte Sirente, con vista sul monte Urano.

I resti archeologici dell’area sacra templare sono stati rinvenuti per la prima volta nel 1987 alla base di una parete rocciosa e si estendono su un’area di 120 metri per 90.

I templi scoperti sono antichissimi e sono due: il primo, il più arcaico del IV secolo a.e.c. e il secondo, più recente del II secolo a.e.c..

Successivi scavi hanno riportato alla luce anche una necropoli con cinque tombe, con ricchi corredi funebri, appartenenti a personaggi di rango elevato.

Il ritrovamento è stato un’emozione per tutto il consesso archeologico, ma soprattutto per la piccola comunità di Castel di Ieri.

In un paese così minuscolo, un complesso templare così importante!

Erano però noti a tutti, in paese, i racconti che da generazioni i nonni consegnavano gelosamente ai nipoti e che parlavano di una misteriosa Fata Minuccia, meravigliosa e pia fanciulla armata di spada e di scudo che abitava in zona e si recava sistematicamente a cavallo a far visita a tutti i paesani per dar loro benevolenza e benedizione. Forti di questa favola ancestrale, sino a ieri, le anziane del paese che passavano nei pressi della zona templare (non ancora scoperta) si fermavano a farsi il segno della croce, in esplicito ricordo dell’eroina santificata dalla venerazione popolare.

La scalntata del secondo tempio e le tre celle
La scalinata del secondo tempio e le tre celle

E’ dunque evidente, da questa secolare trasmissione orale della favola, il perpetrarsi di una venerazione in zona, legata a un’area sacra. Qui, la religiosità cattolica si è innestata su un preesistente culto pagano. Nessuno tuttavia si aspettava, negli anni Ottanta, un ritrovamento archeologico così imponente.

Il primo tempio, più antico, italico, i cui resti sono stati portati alla luce solo in un secondo momento, nella primavera del 2010, ci ha consegnato numerosi manufatti in terracotta, ora custoditi nel Museo Nazionale Archeologico di Chieti.  Nel sito sono stati rinvenuti anche i frammenti di una statua in marmo bianco attribuiti a Minerva, e bronzetti votivi, tra cui un Ercole.

Il secondo tempio, più recente, romano, fu eretto da Lucius Petiedius Varus (cives cum suffragio del pagus Vecellanus, prossimo alla città di Superequanus), sulle fondamenta del un più antico santuario; è costruito in parte con il materiale del tempio arcaico (anche se i due siti non coincidono perfettamente) ed è in buono stato di conservazione, con ancora ben visibili il basamento, la scalinata, il colonnato ionico del pronao, il mosaico della pavimentazione, le celle, tutte evidenze che lo rendono sicuramente un complesso ragguardevole nel complesso dei rinvenimenti templari romani.

La cella centrale, in fondo, mostra ancora il basamento della divinità; il pavimento, a mosaico, ha disegnate le immagini di un quadrato a mosaico bianco e nero con agli angoli una croce greca, di una clessidra in orizzontale (simbolo dell’infinito), della rosa dei venti e di una croce uncinata. Al centro, v’è un quadrato nel quale è inserito un altro quadrato a mosaico nero; inoltre, in questo secondo quadrato è inserito un’ulteriore figura a triangolo bianco, il cui apice è rivolto verso ovest, cioè verso Roma, con agli angoli volti ai quattro i punti cardinali.

Infine, la scritta incisa sul mosaico: riporta il nome della gens Sergia, una delle più antiche e potenti di Roma. E con la gens Sergia la vicenda di Castel di Ieri incrocia la grande storia, in particolare la guerra sociale del 90/88 a.e.c. combattuta tra Romani e Lega Italica, quest’ultima con capitale Corfinium, oggi Corfinio, posta a 14 chilometri da Castel di Ieri.

Esattamente in zona si consumò la battaglia finale con la sconfitta degli Italici, nell’88 a.e.c.  Qui combatté il famoso Catilina, giovane ventenne della famiglia … Sergia dei Peligni. Si tratta con tutta evidenza della stessa famiglia di cui all’iscrizione nel secondo tempio, che quindi potrebbe averlo restaurato alla fine della guerra sociale, una volta pacificata l’Italia.

Resta ancora il mistero, che gli storici e gli archeologi, a distanza di decenni, non sono ancora riusciti a risolvere: a quali divinità erano dedicati i due templi?

Alcuni ipotizzano che il tempio più recente, ancora visibile, fosse dedicato a Giove Egìoco (armato di egida), a cui è stata attribuita una statua ritrovata.

Tuttavia la presenza di tre celle con pavimento a mosaico fanno pensare a un culto legato a una Triade: o la plebea, Cerere, Libero, Libera o la “Capitolina”, Giove, Giunone, Minerva.

E non è forse l’immagine di Minerva quella della Fata Minuccia, santa fanciulla benedicente armata di lancia e scudo, tramandata nei racconti ancestrali della popolazione di Castel di Ieri?

Cristiano Vignali

Il sito archeologico è sempre visitabile contattando il Comune di Castel di Ieri.

Panoramica dei luoghi
Panoramica dei luoghi