Sabelli, Sabini, Piceni, Sanniti … le gemmazioni italiche del Ver Sacrum

1508982_669551346490884_9145514171503149319_nI Piceni, dice Plinio, ebbero origine dalla celebrazione del Ver Sacrum dei Sabini (Naturalis Historia, libro III, 11, 110: … [Piceni] orti sunt a Sabinis voto vere sacro). Abitavano un territorio che aveva inizio dal fiume Aterno (attuale fiume Pescara), proprio dove si trova il campo Adriano e dunque l’attuale Atri; a seguire, verso Nord, s’incontra il fiume Vomano e dunque il campo Pretuziano e quello Palmense, ovvero i prischi Agri Siculi. La Quinta Regione era pertanto il Picenum, perché abitata dai Piceni (sebbene prima da Siculi e Liburni), popolo sempre di ceppo osco e dunque discendente direttamente dai Sabini, ivi giunti a seguito del Ver Sacrum, inseguendo il picus, ossia il picchio verde consacrato al Dio Mamers, Marte in lingua osca, e da cui essi stessi ne hanno tratto il nome, Picentes. Ed infatti, sempre sull’etnogenesi dei Piceni, leggiamo nel testo di Sesto Pompeo Festo, De verborum significatu, 235 L: Picena regio, in qua est Asculum, dicta, quod Sabini cum Ausculum proficiscerentur, in vexillo eorum picus consederat. “La Regione Picena, nella quale si trova Ascoli, è così detta perché i Sabini si diressero verso Ascoli, sul loro vessillo si posò un picchio”. Ed ancora Strabone, in Geografia, libro V, 4, 2: Ὤρμηνται δ’εκ τῇς Σαβίνης οί Πικεντίνοι, δρυοκουλάπτου τὴν ὀδὸν ηγησαμὲνου τοῖς ἀρχηγὲταις, ἁφ’οὗ και τοὔνομα πικον γαρ τὸν ὅρνιν τοῦτον ὀνομὰζουσι, και νομὶζουσιν Ἄρηως ἱερρόν. “I Piceni giunsero dalla Sabina sotto la guida di un picchio [in Greco antico “battiquercia”] che indicò la strada ai capostipiti; e da ciò il [loro] nome, poiché essi chiamano pikos quest’uccello, ritenendolo sacro ad Ares”.

Il guerriero di Capestrano
Il guerriero di Capestrano

Gli etnonimi Sabini e Sanniti, quest’ultimi discendenti dei primi, derivano entrambi dalla radice semantica indoeuropea *sehx(w)bh- (> *swehxbh-) ‘’venerare’’, che nel gruppo osco-umbro diventava saf- (< *seh2ph-) per trattamento di -bh- > –ph-/-f- (del tutto simile al proto-Latino ed al Paleoveneto, sebbene in questi due ultimi gruppi etnici solo in posizione proto-sillabica, e ben sapendo che anche questi altri due gruppi facevano parte, assieme al gruppo osco-umbro, dello stesso macro-gruppo mitteleuropeo, ossia stanziato nel centro dell’Europa, tra i fiumi Reno ed Elba per tutta l’epoca neolitica, fino all’età del Rame). Così infatti si esprimono Varrone e Festo (qui il testo festiano che cita quello varroniano): Sabini dicti, ut ait Varro, quo Dea gens praecipue colat Deos: ἀπὸ τοῦ σέβεσϑαι “I Sabini, così detti, come dice Varrone, perché popolo che in modo particolare venera gli Dei: [dall’espressione greca] dal venerare”. Ma Catone in Origini, così come è riportato nel testo di Dionisio di Alicarnasso, Antichità romane (libro II, 113), dice che essi derivano il loro nome da Sabino, figlio di Sango. Da questa radice semantica indoeuropea, *sehx(w)bh- (> *swehxbh-) “venerare”, abbiamo: in ambito germanico sibja in Gotico indicante “parentela/legame di sangue”, gli etnonimi come Suebi, ovvero gli Svevi della Germania, e gli Svíar, ovvero i Sueoni che diedero nome alla Svezia.

Cavalieri italici, Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Cavalieri italici, Museo Archeologico Nazionale di Napoli

Il rito del Ver Sacrum ha dato origine all’espansione dei Sabelli (di cui i Sabini ne erano la frazione più settentrionale e dunque più antica) per tutto il centro dell’Italia: i Piceni che seguirono il ‘’picchio’’, da cui i Pretuzi, a Est, verso la costa adriatica; i Vestini, ovvero i “Devoti alla Dea Vesta” dai Sanniti; gli Aequi, ovvero gli “Equi”, e gli Ernici, dai Sabelli; vicino a questi, nel Lazio meridionale, i Volsci, sempre dai Sabelli; i Marsi, consacrati al Dio Marte, nell’Abruzzo centrale, dai Sanniti; i Peligni nell’Abruzzo centrale e meridionale, sempre dai Sanniti; e ancora dai Sanniti, ovvero i Sabelli meridionali, ebbero origine anche i Frentani, i Pentri, i Carecini/Carricini, i Marrucini, i Caudini, i Campani (di cui quelli giunti in Sicilia divennero Mamertini “Devoti al Dio Mamars/Mamers/Marte”), ed ancora gli Irpini, ovvero coloro che seguirono il “lupo” (da hirpus “lupo” in lingua osca), i Lucani, anch’essi per aver seguito il “lupo” (questa volta dal Greco antico λύκος lupo), e da questi ancora i Bruzi, gli Oschi della Calabria.

La differenza sostanziale tra Sabini/Sabelli e Sanniti consiste semplicemente nel fatto che i Sanniti erano i Sabelli stanziatisi nell’area meridionale del loro territorio a seguito di molte generazioni, dunque un Ver Sacrum dopo l’altro (lo si vede infatti dai nomi etnici che di volta in volta cambiano l’animale totemico, ossia la teofania del Dio Mamars/Mamers/Marte). I Sabini erano semplicemente i Sabelli rimasti nell’area di stanziamento primitiva dopo la scissione dal gruppo umbro, anch’esso rimasto nella sua antica area. Pertanto dal gruppo osco-umbro sorsero dapprima Oschi e Umbri.

Il picchio stilizzato, simbolo della Regione Marche
Il picchio stilizzato, simbolo della Regione Marche

Una parte degli Oschi rimase nell’area adiacente a quella degli Umbri divenendo Sabelli e poi Sabini, mentre una parte si disperse nel Meridione, fino in Campania, divenendo gli Opici (un gruppo molto antico della scissione osca dagli Umbri, di cui l’altra enucleazione furono appunto i Sabelli, a sua volta divenuti Sabini). I Sabelli, aumentando demograficamente, cominciarono a sciamare nel versante orientale, superando la catena appenninica, e verso Meridione. Proprio quelli diretti a Meridione furono il tronco che divenne “sannita”, a sua volta diffondendosi sia in direzione orientale sia sempre più a Sud: se i Piceni ed i Pretuzi erano ancora “Sabelli”, tutti gli altri, a partire dai Vestini fino ai Bruzi erano “Sanniti”. Equi, Ernici e Volsci sono invece da considerare frammentazione sabellica “pre-sannita”.

Ma si badi bene, sono davvero classificazioni molto pedanti, che scendono su particolari quasi ‘’microscopici’’, poiché trattasi dello stesso ethnos, con lievi differenze solo a livello sub-dialettale. Si ricordino, circa la lingua dei Pretuzi, le stele funerarie recanti iscrizioni del V sec. a.C. provenienti da Penna Sant’Andrea, Monte Giove e Saputelli del Comune di Cermignano (tutte località del territorio di Teramo). Le necropoli dell’ager Praetutianus presentano una frequentazione continua dal XII al II sec. a.C. (questo dato fa capire quando è iniziata la fase di espansione tramite il Ver Sacrum). Molti reperti sono oggi conservati nel Museo Civico Archeologico F. Savini di Teramo. E ricordo anche il Tempio dedicato ad Ercole presso la località Montorio al Vomano.

Alessandro Daudeferd Bonfanti

 

Sulle origini delle tribù sabelliche vedasi:

Plutarco, Vita di Romolo, 16-21; Dionisio di Alicarnasso, Antichità romane, libro II, 49; libro IX, 34-57;

Tito Livio, Ab Urbe condita libri CXLII, libro I, 7-13; libro II, 16, 64; libro III, 63;

Tacito, Annali, libri I-II; Marco Terenzio Varrone, De Lingua Latina, libro V, 74;

Theodor Mommsen, Storia di Roma, Vol. I, Cap. 3.

Sui Vestini, per i quali io propongo l’origine dell’etnonimo dalla loro particolare devozione alla Dea Vesta,vi è chi ha dissertato in modo differente, come ad esempio il buon Giacomo Devoto, il quale sosteneva la teoria che l’etnonimo sarebbe derivato dalla devozione di questo popolo al Dio Vestico, il Dio delle libagioni venerato dal gruppo osco-umbro, traendo così origine da una ipotetica radice semantica del gruppo celtico, quale *wes- ‘’acqua’’ (ma in questo caso sarebbero stati Uesticini, non Uestini). Cfr. Giacomo Devoto, Gli antichi Italici, Firenze 1951 (II ed.), pagg. 126 e 233.