La liburna imperiale di Traiano rinasce a Fiumicino. E intanto a Nemi …

La liburna di Isola sacra vista dall'alto
La liburna di Isola sacra vista dall’alto

Una vola ultimata sarà la protagonista del Museo delle Navi, oggi porta d’ingresso della città e richiamo storico archeologico per chi arriva a Roma all’aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino.

E’ una splendida liburna romana, nave da guerra veloce, riprodotta nell’hinterland romano a grandezza naturale da una famiglia di maestri d’ascia con la collaborazione di artigiani, studiosi ed archeologi.

Lunga 37 metri e larga sette, con due ordini di voga, ispirata a un bassorilievo della colonna Traiana, è la copia fedele di un modello usato per la prima volta da Augusto nella battaglia di Azio e delle navi che l’imperatore Traiano utilizzò per la campagna in Dacia (Romania). La liburna si caratterizzava per una chiglia sottile che le permetteva di spostarsi in maniera rapida sia in caso di inseguimenti, sia per il trasporto truppe. Prendeva il nome dai Liburni, pirati della Dalmazia.

Il progetto, di chiara matrice archeologica sperimentale, è nato diversi anni fa e dopo alterne vicende, che hanno rischiato d’interrompere per sempre il sogno di vederlo realizzato, è ripartito con un finanziamento della Regione Lazio e una raccolta di fondi privata.

Oggi la liburna è in dirittura d’arrivo.

L’imbarcazione si trova attualmente in un’area a cantiere di Isola Sacra, nel comune di Fiumicino, dove lavorano Francesco e Oscar Carmosini, padre e figlio maestri d’ascia che hanno dato vita a questo sogno con tanta buona volontà. La professione si lega agli antichi cantieri navali, dove le imbarcazioni venivano fatte in legno: il maestro sa riconoscerne il tipo, cesellarlo e sagomarlo. Un sapere di alto artigianato che si tramanda di padre in figlio.

Francesco e Oscar Carmosini
Francesco e Oscar Carmosini

Il lavoro per ricostruire le proporzioni tra le varie componenti della nave è stato probabilmente l’aspetto più impegnativo dell’intera opera.

La liburna, infatti, era una imbarcazione preziosa, costruita con legno pregiato, intagliato solo in determinati periodi dell’anno e in appositi giorni, proprio per non intaccarne le qualità.

Il progetto è partito con papà Francesco vent’anni fa con l’aiuto della Magistri Schola de Navalis Artificium con l’obiettivo di donare alla collettività un pezzo unico da sistemare nel museo che già ospita l’importante collezione di imbarcazioni antiche del Mediterraneo.

Nel 2019 però i fondi si erano esauriti e il cantiere rischiava la rovina.

Dopo l’appello lanciato, la Aries Sistemi ha fatto una donazione per il rinnovo dei ponteggi e la Regione Lazio, con “Lazio Crea”, ha riconosciuto un contributo di 30mila euro. Da febbraio poi la Regione Lazio è di nuovo in campo per trovare risorse aggiuntive e finanziare acquisto e posizionamento di una tensostruttura che protegga la nave. Un ordine del giorno in tal senso è stato approvato dal Consiglio: se si concretizzerà, sarà la svolta per consentire la conclusione dell’opera in sicurezza.

Il fregio della colonna Traiana con la liburna
Il fregio della colonna Traiana con la liburna

Altro sponsor del progetto è il comitato SAI.FO (Sistema Archeoambientale Integrato Fiumicino Ostia) che da diversi anni sostiene la realizzazione della Liburna quale catalizzatrice d’attenzione sulle ricchezze archeologiche romane dell’area: Ostia antica – la piccola Pompei, Portus – con le grandi le darsene imperiali di Claudio e Traiano, Isola sacra – con la sua necropoli. Sono partiti otto anni fa affiancando i Carmosini con un appello su Facebook e attraverso un lavoro sinergico tra beni ambientali, archeologici e realtà balneari condividono ora l’obiettivo di portare prima possibile a termine l’opera che rappresenterà un vero richiamo turistico per il territorio.

Al Museo delle Navi di Fiumicino la liburna, infatti, andrà – speriamo presto – ad affiancare i resti originali delle antiche navi mercantili e da pesca dando vita ad un vero e proprio parco didattico-scientifico dove l’opera dei Carmosini sarà l’elemento evocativo tangibile di quello che si poteva ammirare, duemila anni fa, nei vicini moli imperiali di Portus (https://www.saturniatellus.com/2019/06/le-voci-mai-morte-del-porto-imperiale-roma-non-caso-ce-lo-scalo-fiumicino).

Non dimentichiamo i nostri antenati hanno sempre manifestato grandi vocazioni acquatiche: basti pensare alle loro inimitate capacità ingegneristico-idrauliche nella costruzione di decine di acquedotti in tutto il Mediterraneo, undici solo a Roma, ai grandi porti civili (Ostia e Portus) e militari (Classe e Miseno), agli impianti termali elaboratissimi e presenti in ogni municipio, alle famose trasposizioni sceniche e ludiche delle battaglie navali/naumachie (nella Capitale, in quella che oggi è piazza Navona), alle migliaia di fontane dell’Urbe (le cui condotte sono ancora quelle romano antiche) anch’esse eredi di questa propensione tutta da riscoprire. Per sostenere il progetto Liburna: https://comitatopromotoresaifo.it/sostienici-2/

E’ poi di questi giorni la notizia che il divulgatore scientifico Piero Angela ha lanciato un appello agli uomini più ricchi del mondo per investire nella ricostruzione delle due gigantesche navi di Caligola, bruciate nel ’44 sul lago di Nemi. Qui, in un museo appositamente creato, Benito Mussolini le aveva fatte esporre dopo averle letteralmente ripescate dal lago con una gigantesca operazione di prosciugamento e ingegneria idraulica. Le due navi, purtroppo, vennero distrutte a seguito di un bombardamento alleato nel 1944, complici anche i contadini del luogo che volevano far incetta dei bronzi delle due imbarcazioni.

Piero Angela, divenuto cittadino onorario di Nemi, crede ora che “Elon Musk e Bill Gates dovrebbero investire sulla ricostruzione e si impegnerà a contattarli. Servirebbero circa 13 milioni di euro per ricostruirne almeno una. “Non si tratta di cifre enormi – ha aggiunto Angela – si spende spesso di più per progetti meno virtuosi. E poi Musk e Gates sono uomini creativi: dovremmo mandar loro grafiche fatte bene e un video per mostrare quanto erano belle queste navi”. Imbarcazioni volute dell’imperatore romano non per navigare, ma per motivi religiosi e cerimoniali: una nave palazzo e una nave tempio, dalla storia incredibile, che non può non intrigare il colto e l’inclita.

P.C.