In libreria la grande avventura dell’archeologia e la sfida che l’attende

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“L’archeologia italiana potrà ritrovare sé stessa solo da una vera e propria rivoluzione che nasca dal recupero delle proprie radici storiche e dal rinnovamento, non solo delle strutture amministrative e universitarie, ma anche delle normative. Per l’archeologia serve una legge speciale: dove, se non in Italia?”

Con queste parole Luigi Malnati – noto archeologo, inventore dell’archeologia preventiva, già direttore delle Antichità al Ministero della Cultura – conclude la sua ultima fatica: “La passione e la polvere – storia dell’archeologia italiana da Pompei ai nostri giorni”, una lunga cavalcata nelle vicende tutte italiane di questa meravigliosa disciplina, in libreria dal 27 maggio p.v..

Arricchita da una introduzione di Vittorio Sgarbi, l’opera, pubblicata per i tipi de La Nave di Teseo, avvolge il nastro alle origini medievali e financo tardo-romane della tutela per arrivare alla recente riforma Franceschini, che, con le soprintendenze unificate, ha finito col relegare l’archeologia, che rappresenta il nostro vero petrolio, ad una posizione ancillare nella gestione pubblica del nostro immenso patrimonio storico.

E questo nonostante nell’immaginario collettivo l’archeologia benefici dell’immagine dell’avventura e della carica di mistero, sia spesso legato all’idea di paesi lontani, esotici e favolosi, o a scoperte di tesori e reperti straordinari, come le tombe etrusche, gli affreschi di Pompei, le sculture classiche.

Pompei
Pompei

“Da quando poi nell’Ottocento l’archeologia ha iniziato a distinguersi dalla storia dell’arte antica – scrive Malnati – questa è diventata una scienza intimamente connessa alla storia dell’uomo, contribuendo, insieme alle fonti scritte, a scoprire e raccontare la vita nelle diverse civiltà. Da allora si sono moltiplicati gli scavi, condotti con metodi rigorosi, specie nelle città che conservano sotto l’aspetto attuale le tracce delle epoche e delle culture precedenti”.

Tra i grandi archeologi i libro ricorda, tra gli altri, le figure di Ranuccio Bianchi Baldinelli, Giacomo Boni, Andrea Carandini, Giuseppe Fiorelli, Gherardo Ghirardini, Nino Lambroglia, Massimo Pallottino e tra i legislatori Giuseppe Bottai (padre della prima legge di tutela, in gran parte ancora in vigore) e  Giovanni Spadolini (promotore e primo responsabile del Ministero della Cultura)

In Italia la “professione” di archeologo è poi nata formalmente negli anni Ottanta del Novecento e continua a richiamare giovani spinti da una grande passione, che lavorano duramente, a fianco delle soprintendenze, il più delle volte lontani dalla ribalta.

E poiché non esistono solo Pompei e il Colosseo, ma un patrimonio archeologico prezioso e diffuso, che non può non muovere le coscienze e le passioni, la battaglia per salvaguardarlo non è ancora perduta.

Sommario dell’opera

  • Introduzione di Vittorio Sgarbi
  • L’ archeologia dalle origini fino alla formazione dell’Unità d’Italia
  • Dall’Unità d’Italia all’avvento del fascismo: l’organizzazione della tutela nell’Italia liberale
  • (1860-1920)
  • Il fascismo e l’archeologia di regime (1920-1945)
  • Il dopoguerra e l’applicazione della legge Bottai (1945-1960)
  • La nascita del ministero dei beni culturali tra contestazione e speranza di rinnovamento (1960-1980)
  • La rivoluzione degli anni ottanta e novanta (1980-1995)
  • L’archeologia di Indiana Jones e l’archeologia di tutti i giorni (1995-2004)
  • Verso una nuova archeologia (2004-2010)
  • La sfida finale. Ritorno all’antico o rivoluzione del sistema archeologico? (2010-2015)
  • La nascita di un nuovo ministero: crisi e disgregazione dell’archeologia (dal 2015 a oggi)
  • Epilogo
  • Bibliografia
  • Crediti fotografici
Leptis Magna (Libia)
Leptis Magna (Libia)

Nato a Bergamo nel 1953, Luigi Malnati si è specializzato in archeologia all’Università di Milano.

Ha lavorato per quasi quarant’anni al Ministero della cultura. E’ stato soprintendente archeologo nelle Marche, in Veneto, in Emilia Romagna e in Lombardia.

Dal 2010 al 2014 direttore generale alle antichità del dicastero, ha emanato la prima regolamentazione sull’archeologia preventiva. Ha al suo attivo 150 pubblicazioni prevalentemente dedicate all’archeologia italica e urbana.

Ha organizzato esposizioni in Emilia, Veneto nonché quella sulla romanizzazione dell’Italia settentrionale di Brescia.

P.C.