Riletture: nella Romanità il mito è la “realtà” che fonda e crea il diritto


Luca Giordano, Ratto delle Sabine, Caserta, Palazzo Reale
Luca Giordano, Ratto delle Sabine, Caserta, Palazzo Reale

Cos’era il Mito sino a meno di quarant’anni addietro per la cappa plumbea della cultura dominante e trionfante, che era cristiano-liberal-marxista, se non favolette per bambini, espressione dell’infantilismo psichico dei popoli cosiddetti (sempre dalla suddetta cultura dominante) “infantili” ed anche moralmente “immorali” (questo era il tocco precipuo del giudizio cristiano e della sua pretesa fenomenologia del Mito!…).

E cos’è avvenuto da quando Andrea Carandini, insigne archeologo e studioso attento del mondo romano, peraltro di formazione culturale marxista, solitariamente osó scrivere, in La nascita di Roma. Dei, Lari, Eroi e uomini all’alba di una civiltà (Torino, 1997), che, “…il Mito è la realtà e la storia  non è che la sua metafora…”?
E come si può logicamente legittimare l’ultima espressione di tale tsunami spirituale e
quindi culturale che ha per nome: Storia mitica del diritto romano (Bologna 2020), che non è stata ideata, programmata e redatta da Julius Evola, George Dumezil e Karoly Kerenyi, ma da giovani studiosi di Diritto Romano e di antropologia del mondo antico, i quali, sviluppando quell’intuizione avuta nei lontani anni novanta da Carandini, giungono a porre, come  unico criterio ermeneutico e quindi fondativo della medesima logica interna del pensiero giuridico romano, il Mito, poiché non scrivono – come si è pensato e fatto, ad eccezione di poche elette menti, durante gli ultimi due secoli – una storia “economica” o “sociale” o “ morale” del mondo giuridico romano, cioè di questo Popolo di “Giuristi nati” (altro esemplare e recente titolo di un libro, proveniente dai medesimi ambienti e presente nella stessa collana editoriale…), ma riconoscono il mito, nella specificità romana, secondo la lezione del Dumezil, non di natura cosmica ma “statale”, come realtà spirituale fondante in quanto creatrice del Jus cioè del Rito giuridico-religioso che è l’Ordine?

Ciò vuol dire che “il ratto delle Sabine”, “l’uccisione della sorella da parte di Orazio”, “Bruto, il Console che uccise i propri figli” lungi dall’essere, come si è bovinamente imposto e creduto per secoli, favolette poco attendibili – alle quali i Romani stessi facevano fatica a credere e che erano per i moderni la prova della “povertà” spirituale di questo Popolo di “praticoni” quasi materialisti in quanto solo dei violenti conquistatori – sono, invece, la ratio medesima della Civitas in quanto la stessa è creata, provenendo dal Caos e dalla injusta vis cioè dalla cieca violenza che rende, in senso proprio ermetico, necessaria la coagulazione dello Spirito che è l’anima della Romanità. Quindi è una storia delle origini e dei primordi del pensiero giuridico romano dal punto di vista dei Miti fondanti del Jus che è come dire della stessa Roma!
A noi, che
viviamo e cerchiamo di essere una certa Visione del mondo che nasce, si nutre ed affonda le sue umide radici in questo humus, occorre, forse, altro per rialzare il capo e vedere, con rinnovato orgoglio e secondo il nostro punto di vista, il Mondo quale Forma, Idea, Vita che sono l’Eterno e per acquisire, finalmente, totale, radicata, indistruttibile ed impassibile consapevolezza che noi, in quanto vettori, strumenti, ancorché imperfetti, di tale Kultur (in senso proprio splengleriano…!) siamo e dobbiamo essere sempre più fanaticamente (da fanum, altare del Dio arcaico precivico…) convinti che non solo le Idee da noi difese (come amava affermare Evola…) hanno vinto poiché, essendo il Sole e la Luce, non possono essere oscurate per sempre e ciò per necessaria Legge cosmica (che i Greci chiamano Anànke) ma che ormai, vivendo noi un’epoca (da epoche, che in greco vuol dire proprio sospensione, frattura…) di transizione, questi eventi dello Spirito (e tanti tanti altri su cui già in altre sedi mi sono ampiamente diffuso…!)  non fanno altro che preannunziare, come l’Aurora annuncia l’Alba e questa il Giorno, una nuova ed altra Era che non potrà che avere la natura di una universale Rivoluzione Conservatrice in quanto totale revolvere come Ritorno che, spazzando via i residui di questo oscuro presente, ricongiunga l’Uomo e la Donna alla propria essenziale natura che è situata al di là dell’umano!

E ciò vuol dire procedere innanzi, coniugando la modernità con il Sacro sino a cancellare tutto l’errore canceroso del mondo moderno che è l’ideologia asfittica ed atrofica dell’Umanesimo in quanto innaturale credenza che tutto “inizi e finisca nell’uomo e nella sua mortale finitezza”.

Questa è la fonte tanto del soggettivismo astratto cartesiano quanto dell’individualismo razionalista ed illuminista, fondamenti ambedue dell’ideologia liberalcapitalista che ha per unico fine l’indefinito incremento del capitale, quale teatro dell’abominio della desolazione che ci allieta da oltre due secoli.

Noi di tale Logos questo possiamo e dobbiamo essere tanto consapevoli quanto lo è colui che apre gli occhi al mattino ed avendo coscienza del Giorno, si alza dal giaciglio e ritorna a camminare, affrontando il mondo! Noi dobbiamo, infine, giungere alla ferma consapevolezza che ciò che rimane della ragione liberale è un enorme e planetario cadavere, in avanzato stato di putrefazione,e che i miasmi e gli acidi che lo stesso emana e getta nella Natura vivente che, secondo la nostra Visione elleno-romana, è composta da un Noi di cui fanno parte: piante, animali, pesci, uccelli, uomini, Eroi, Demoni, Potenze sottili animiche quanto spirituali, Dei, cioè il Cosmo vivente, immagine visibile di quello Invisibile; contaminano la stessa, giungendo a distruggere il medesimo concetto di Forma che è la Vita!

Questo è il “dominio” planetario, del tutto apparente, nonché necessariamente transeunte, di tale corpo morto, e nessuno dei contemporanei ha coscienza né percezione che, se restano le vesti, le forme, le strutture esteriori di tale gigantesco cadavere, all’interno esso è solo un brulicante verminaio nel cui dna nessuno crede più, nemmeno i suoi tenebrosi sacerdoti, peraltro, e sino a non molto tempo addietro, intemerati cantori di mielosi peana alla sua paradisiaca mondanità.

Nelle epoche di “passaggio” (un po’ come accade nei “Riti di passaggio, come ci ha insegnato Van Gennep) coloro i quali vivono il “passaggio” non hanno coscienza dello stesso e restano, anche per secoli, convinti di vivere ancora e per sempre nell’era che ormai è, invece, alle loro spalle.

Così è stato per la transizione dal mondo Classico greco-romano al cosiddetto evo medio e da questo al cosiddetto rinascimento.

La morte di Camilla, Fedor Bruni Antonovich Museo russo, 1824
La morte di Camilla, Fedor Bruni Antonovich
Museo russo, 1824

A noi ciò non solo non deve essere concesso, ma ne va del nostro onore, proprio nella dimensione apollineo-intellettiva di una virilità spirituale, non solo non prendere coscienza del “passaggio” ma non avere la piena e serene convinzione che l’Era della ragione liberale è finita nel senso che è totalmente evaporata proprio ed esattamente come accade ad una sostanza venefica che da liquida (vedi il concetto di società liquida di Baumant …) diviene gassosa.

Quando avremo tale consapevolezza?

Quando, in virtù cioè in forza della stessa, parleremo, con rinnovata gagliardia e Gioia, ai Popoli di quanto sia salutare ed organico,bello e gerarchicamente giusto ed armonico, l’albero come l’insetto tanto quanto l’uomo o il fiocco di neve visto, ad ingrandimento, nelle sue divine geometrie?

Queste Parole che sono Idee e quindi Vita, sono, per lo effetto, altrettanti Suoni in sinfonia ed Azioni in sinergia con l’Anima di tutti i Viventi nonché con lo Spirito dell’uomo. E se tutto ciò non fosse ancora sufficiente per il necessario ed immediato Risveglio e se quindi ci fosse ancora bisogno di sentir dire dal Professore Zybertowicz, consigliere culturale del Presidente sovranista polacco Duda, in una intervista rilasciata a Repubblica, pubblicata il 19/06/20 ed intitolata: “Cari illuministi avete perso, ora tocca a noi!” che “La ragione astratta e lo scientismo non sono neutrali e che sono invece funzionali ad una ideologia ed a precisi interessi che sono quelli delle multinazionali; e che l’identità etnico-religiosa di un Popolo va difesa poiché la privazione della stessa provoca ingiustizia e violenza e che da ciò deriva che i cosiddetti “diritti umani” sono un fondamentalismo stupido, folle e contro la natura, come la pretesa che la coppia possa non essere uomo e donna…!”.

E se fosse ancora necessario sapere che il medesimo quotidiano, avvertendo la natura di “de profundis” per il neoliberismo, insita nelle oltraggiose parole pronunciate dal professore polacco, due giorni dopo ha pubblicato un’intervista a Massimo Cacciari, con l’evidente e sfacciata intenzione di chiamare lo stesso ad “avvocato difensore” dell’Illuminismo, intitolandola, infatti, “la Ragione contro il mito del Popolo” e che, invece, ed a sorpresa, il non stupido Cacciari, lungi dal difendere pedissequamente l’indifendibile fisima illuminista, ne “ha evidenziato i comprovati e catastrofici limiti ed astruserie, denunciati peraltro (come egli ha ricordato) sia da Hegel come da Schelling quanto da Nietzsche e da tanti altri filosofi e che si possono sintetizzare nell’aver privato il Politico di qualsiasi legittimazione da parte del Sacro, così consegnandolo ed asservendolo al dominio ideologico e lessicale dell’Economico, categoria sovrana dell’universo borghese e del suo tecnicismo liberale”.

Concludendo che “attualmente, come sarebbe assurdo pensare di poter tornare al giorno precedente la presa della Bastiglia, così, per tentare di fermare la folle corsa di questa umanità verso l’abisso della sua estinzione, è assolutamente vitale che il Politico torni ad essere fondato e legittimato, nell’ambito della stessa modernità, dal Sacro!”.

E questa è la Via di d’Annunzio a Fiume, di Schmitt e della sua Teologia politica, della Rivoluzione conservatrice tedesca, del Platonismo politico dei Fascismi europei, dell’Evola de Gli uomini e le rovine e quindi della loro visione dello Stato quale idea metaeconomica orientata verso i fini e non verso i mezzi, verso il Pensiero che è utile ciò che è bene e non bene ciò che è utile! E tutto ciò in sostanza ce lo dice Massimo Cacciari! Noi non possiamo, non dobbiamo e non vogliamo avere bisogno di altro! Poiché se così fosse ciò significherebbe solo che non abbiamo più né Cuore né Mente e la Notte sarebbe veramente sempre più oscura!

Giandomenico Casalino

Addenda: qualche decennio addietro sui muri delle abitazioni di Algeri, apparve questa scritta: “Islamiser la modernitè ne pas moderniser l’Islam!”.