Oggi invochiamo Salus, Dea del benessere del Popolo Romano

Inde quater pastor saturos ubi clauserit haedos,

Canuerint herbae rore recente quater,

Ianus adorandus cumque hoc Concordia mitis

et Romana Salus araque Pacis erit[1]

 

La rappresentazione di Salus, con il serpente, divintà che si festeggiava il 30 marzo nella festa detta della salute pubblica del popolo romano
La rappresentazione di Salus, con il serpente, divintà che si celebrava il 30 marzo nella ricorrenza dedicata alla salute pubblica del popolo romano

Salus, Dea del benessere, della salute e della prosperità sia individuale che dello Stato, aveva un culto arcaico tanto da essere menzionata tra le divinità più antiche di Roma.

Salus era onorata sul colle Quirinale[2] anche per questo chiamato Collis Salutaris. Sia il luogo in cui veniva onorata che l’appellativo accordatole di Salus Semonia fa credere ad un nutrito numero di studiosi ad un legame con Semo Sancus, divinità sabina.

Livio[3] ci ricorda che nel 304 a.e.c. proprio sul colle Quirinale, il censore Gaio Giunio Bubulco appaltò la costruzione del tempio di Salus da lui promesso in voto quand’era console, durante la guerra contro i Sanniti.

A ricordarci l’antica devozione anche Tacito evidenzia lo stretto rapporto tra Salus (la salvezza) e l’antico culto dell’augurium salutis (Tac., Ann., XII, 23) rito altrettanto antichissimo compiuto dagli auguri per chiedere agli Dei se era permesso che i magistrati pregassero Salus[4].

Il culto fu ripreso da Augusto[5] nel 10 a.e.c., che amplio il significato di Salus, inserendo nel calendario romano, il giorno 30 marzo, la festività di Salus Publica Populi Romani, Concordia e Pax.

Per questo motivo una statua della Dea Salus era nel tempio della Dea Concordia nel foro di Cesare a Roma.

Augusto, come pacificatore e rifondatore di Roma rinvigorì gli antichi culti di salvaguardia del senso di comunità del popolo romano e di difesa dello Stato.

Dopo un periodo di disordini, anarchie e guerre civili era necessario per il Priceps tramandare un messaggio di ordine e di connessione ad una tradizione prisca che anche nella forma politica dell’Imperium doveva conservare la sua rilevanza.

La festività della Salus coinvolgeva tutto il popolo romano è prevedeva durante la sua celebrazione una pacificazione generale di discordie e scontri sociali.

La madonna con il bambinoe tradizionalmente dipinta da Luca 'evangelista e conservata nella cappella Borghese in santa MAria MAggiore, utilizzata dai papi per invocare la fine delle pestilenze chiedendo laa salute per il popolo romano
L’immagine della madonna col bambino (cappella Borghese in santa Maria Maggiore) utilizzata dai papi nei casi di gravissime pestilenze per invocare la salute pubblica del popolo romano

Macrobio ci ricorda che durante tale festività i cittadini dovevano sospendere le attività lavorative e predisporsi ad assolvere alle prescrizioni rituali.

Iconograficamente la divinità era rappresentata sia in piedi che seduta per lo più con in mano una patera ad alimentare un serpente, raffigurazione del Genio dell’imperatore e quindi dell’intero popolo romano a ob conservationem patriae.

La sua raffigurazione sparisce insieme al serpente con i primi imperatori cristiani.

Quest’ultimo assume una simbologia negativa raffigurando il peccato mentre Salus, nell’appropriazione delle parole e nella trasposizione dei significati, viene ripresa come Salus Mundi o come Salus Populi Romani.

Quest’ultima raffigurata dalla madonna con il bambino che nella tradizione cristiana sarebbe stata dipinta direttamente da Luca l’evangelista (seppur gli ultimi studi la datino in età tardoantica) ed è oggi presente nella cappella Borghese in santa Maria Maggiore.

Questa immagine è stata utilizzata soprattutto dai papi a protezione della salute come nel 593 per implorare la fine della peste a Roma, nel 1837 per far terminare il colera che imperversava sempre a Roma e infine pochi giorni fa, il 15 marzo 2020, dal gesuita Bergoglio per implorare la fine della pandemia dal virus Covid 19.

Italo Linzalone

 

 

[1] Ovidio, Fasti “Quando Rex Comitiavit Fas: Poi, per quattro volte il pastore avrà rinchiusi i capretti pasciuti, per quattro volte i prati avranno brillato di fresca rugiada, e si dovrà venerare Giano, e con lui la dolce Concordia e la Salute di Roma e l’ara della Pace”.

[2] [CIL I, 49; 179]

[3] Liv. Ix, 43

[4] Cic. Leg. II, 8, 21

[5] Suet. Aug. XXXI