Orientamenti pratici sulla religione romana nelle pagine de La Cittadella

Ripubblichiamo un prezioso contributo di Salvatore Ruta (alias Claudio Rutilio) che raccoglie una somma di orientamenti sulla religione romana, indicando i fascicoli de La Cittadella (Prima serie) ove sono strati pubblicati. Ciò a beneficio di chi ne possiede la collezione e di chi, interessato, intenda approfondire, scrivendoci.

 

La Triade Capitolina, bassorilevo marmoreo conservato a Guidonia Montecelio
La Triade Capitolina, inestimabile opera di marmo lunense conservata a Guidonia Montecelio

 

E’ molto probabile che vi siano lettori che si chiedono come mai auspichiamo il ripristino del culto privato, ma non forniamo istruzioni ad hoc.

Il rilievo potrebbe esser preso come legittimo, se non fosse per un certo numero di considerazioni di base, di ordine pregiudiziale.

La prima considerazione riguarda il fatto che la nostra non è una religione monoteista, bensì politeista: perciò, in effetti, noi abbiamo tante religioni quanti sono gli Dèi del nostro pantheon, (e, se guardassimo alle religioni elleniche, ne avremmo…una di più: quella del Dio ignoto). Inoltre, mentre privilegiamo la Tradizione Italica o Romana, non possiamo ignorare coloro che, nel “nostro ambito umano” guardano ad altre tradizioni, come a quella della classicità ellenica (p.es. nella sua espressione neo-platonica), o a quella celtica, o a quella pitagorica, per non parlare di coloro che sono su posizioni eclettiche oppure sincretiche.

Al corpo redazionale, in ordine a quanto sopra, non restava che dare, da un ‘lato istruzioni “buone per tutti” e dall’altro essere più specifici per ciò che fosse attinente alla religione di tradizione romana. Conseguenzialmente su La Cittadella venivano date indicazioni accoglibili dalla generalità del nostro variegato mondo:

Fasc. n° 2 – (R. del Ponte), PER UNA ‘PIETAS’ RELIGIOSA PAGANA NEL TEMPO ATTUALE. Aforismi che esprimono sia una teologia che una visione tradizionale del mondo.

Fasc. n° 3 – (G M.A.), IL RILASSAMENTO. Istruzioni su quell’esercizio che à propedeutico a tutti gli altri. (Gryphus) EVOLUZIONE E NO. Articolo che illustra le nostre vedute sull’origine dell’uomo e confuta le fisime evoluzionistiche.

Fasc. n° 4 – (G.M.A.) LA POSTURA. Un altro esercizio basilare.

Fasc. n° 8 – UNA VIA: VIA UNA. Tavole che illustrano una “via” senza implicazioni religiose particolari.

Fasc. n° 9 – (G.M.A.), IL SIMBOLO. E la sua vivificazione

Fasc. n° 11 – (C. Rutilio), UN PATRIMONIO DELLA TRADIZIONE: LA LIBERTA’.

Fasc. n° 12 – (Gryphus), IL REGIME DI PURITA’. Anche queste istruzioni non specifiche ad una tradizione particolare.

E’ ovvio che non potevano mancare indicazioni, istruzioni e suggerimenti per coloro che seguissero la nostra tradizione:

Fasc. n° 3 – (C. Rutilio), KALENDARIUM. In cui si propone una bozza di calendario come guida ai tempi ed ai ritmi delle nostre religioni.

Fasc. n° 5 – (C. Rutilio), SUL MATRIMONIO. Nella dottrina e nella sua attuazione nei tempi nostri.

Fasc. n°6 – (Gryphus), IL FIGLIO ED II NOME. Completa quanto detto sul matrimonio.

Fasc. n°12 – (G.M.A.), IL LARARIO. In cui si danno precise indicazioni sul culto privato.

Fasc. n° 13 e 14 – (ARX), IL RITO. Nei suoi caratteri generali (1) e nel culto privato (2).

Fasc. n° 14 (Gryphus), IL CULTO PRIVATO: NOTE.

Non va dimenticato, inoltre, che altri scritti contribuivano, ciascuno nella sua specificità:

Fasc. n° 4 – (S.C. Ruta), SUL CULTO DEL FUOCO A ROMA.

Fasc. n° 7 – (R. del Ponte), IL LATINO LINGUA SACRA.

Fasc. n°10 – (R. del Ponte) SULL’USO ALIMENTARE E RITUALE DEL FARRO.

Fasc. n°11 – LIBERTA’ Di RELIGIONE E LIBERTA’ DI CULTO: PROBLEMI E SOLUZIONI. Nel quale si risponde ad importanti quesiti sull’esercizio “in pubblico” della nostra “religione”.

Nell’inserto, appaiono insieme con questo, due piccoli scritti sulla pratica del nostro culto privato. Se tutto ciò si aggiunge a ciò che da noi è stato pubblicato come supplemento alla rivista (le “ARX-DISPENSE”) e come fascicoletti per gli Amici ai ARX: una sintesi di “GLI DEI E IL MONDO” di Sallustio, e “PHERSU” ristampa del fascicolo a suo tempo edito dai “Dioscuri”, si potrà notare quale contributo abbia dato la Redazione di “La Cittadella” alla riproposizione dei nostri culti.

 

John W. Waterhouse, “Una madre offre ad Esculapio a portandosi il figlio malato”, 1877
John W. Waterhouse, “Una madre offre ad Esculapio a portandosi il figlio malato”, 1877

 

Altra considerazione riguarda la materia in sé.

E bisogna distinguere ciò che può esser comunicato attraverso uno scritto, da qual che non’ può esserlo. Non perché coperto da segreto: il nostro non è un culto misterico, che preveda, necessariamente un’iniziazione. Più semplicemente perché talune pratiche, taluni fatti cultuali si capiscono dopo averli compiuti sotto la guida di chi li ha già fatti.

Quanto precede significa che per apprendere bisogna prima volere e poi chiedere.

Quando, invece si tratti di trar fuori un “sistema” da quanto si è letto, allora, o ci si riunisce tra correligionari e se ne discute o si chiedono chiarimenti a chi si pensa che possa darne.

Una terza considerazione è quella che noi agiamo in un mondo che ha paura di ciò che è diverso, ma anche in un mondo in cui la nostra posizione è di per sé elitaria: in primo luogo perché richiede un impegno “a vita”, indi perché richiede una certa preparazione culturale di base, volendo tacere di quella che potremmo chiamare una congeniale predisposizione.

In quarto luogo noi rifuggiamo dallo spirito missionario: a noi ci si accosta di propria meditata scelta. Non siamo noi a chiamare i neofiti: sono gli Dèi a chiamarli. Non solo non chiamiamo, ma non cerchiamo neanche di trattenere coloro i quali vogliono lasciare il nostro ambito.

Siamo uomini liberi e vogliamo tra noi uomini liberi.

Tale spirito di libertà si riflette anche nelle scelte religiose particolari (che sono “libere” fino ad un certo punto). Ed infatti sarà necessario, a tal proposito, bene interpretare le massime che insegnano: cuius maiores, eorum religio (è necessario riferirsi alla religione degli avi) e cuius regio, eius religio (ad ogni luogo la sua religione).

Intanto è pregiudiziale la ricostituzione di legami gentilizi, non più fondati – per evidenti motivi – su vincoli famigliari, bensì su un superiore rapporto nascente dal riconoscimento di una comune-divinità a cui rivolgere un comune culto.

Accanto a genti, che possono raggruppare sia singoli che famiglie, è auspicabile che sorgano associazioni e centri di studio, che dovranno diventare vere e proprie “cittadelle” tradizionali: non solo depositi di conoscenze tradizionali, ma anche veri e propri luoghi di apprendimento di fatti religiosi e luoghi ove eleggere i sacerdotes  publici populi italici.

In tal senso, in tempi recentissimi, qualche cosa è stato già fatto: a Messina esiste una Gente Aurelia, che rivolge il culto comune al Sole; a Palermo ed a Messina operano due gruppi; a Vignola ed a Riccione due centri di studio e di diffusione editoriale.

E però, al di fuori di tutto quanto precede, non vi è altro “sentiero”, “altra “via”, che possa dirsi schiettamente pagana?

Certamente, a nostro modo di vedere, ci sono altre possibilità, tra le quali la “via” del filosofo che pratichi la filosofia del medio-stoà oppure quella epicurea o quella neo-platonica e, infine, il “sentiero” indicato da J. Evola (“ORIENTAMENTI 1950): all’uomo che si differenzia dalla “massa” “… potrà bastare il puro riferimento allo spirito … come l’evidenza dì una realtà trascendente, da invocare per innestare alla  nostra forza un’altra forza, per attirare una invisibile consacrazione su di un nuovo mondo di uomini e di capi di uomini”.

Secondo noi, in quest’epoca che cade sotto il segno di Giano, questo è ciò che dev’esser fatto.

Claudio Rutilio

(da La Cittadella n° 15, gennaio – marzo 1988)