Le voci mai morte di Portus Romae. Non a caso qui è nato lo scalo di Fiumicino

Ingresso Parco dei Porti imperiali
Ingresso del Parco dei Porti imperiali

Entri chi tace, perché solo il silenzio è qui loquace.

Parole poste a guardia di un noto eremo che ben si addicono alle ruine mute del gigantesco porto imperiale di Claudio e Traiano.

La giornata estiva ci accompagna, echeggiando il canto delle cicale, tra svolazzi di farfalle e di libellule, sotto l’azzurro cielo di Roma.

E l’antica Portus, i cui resti si trovano a circa 25 chilometri a sud-ovest della Capitale, tra l’ aeroporto di Fiumicino e la foce settentrionale del Tevere.

Una decina di ettari di rovine muscose, paludi e prati, tutti ben curati, a testimoniaci la grandezza di una approdo marittimo che la natura ha retrocesso tre chilometri dietro la linea attuale di costa, ma che nel momento del suo massimo splendore, con Traiano, ospitava decine di navi e arrivò ad estendersi – tra strutture portuali, magazzini, terme, alloggi, tempi, approdi, baie, canali, moli e bacini – su 200 ettari.

Il Porto di Claudio

Il Portico di Claudio da Est
Il Portico di Claudio da Est

Il porto venne costruito perché quello fluviale di Ostia, situato direttamente sul Tevere, si stava insabbiando e non riusciva più ad ospitare le grandi navi onerarie. Fu l’imperatore Claudio a far identificare quest’area a 42 km a nord della foce di un affluente del Tevere e a far costruire una baia di 69 ettari delimitata da due moli, che si estendevano fino al mare. Il sistema portuale finito arrivò ad estendersi su un bacino di circa 150 ettari. Nell’ingresso del porto sorgeva un faro su un’isola artificiale per la cui fondazione fu affondata una grande nave carica di pietre. Il bacino, aperto a nord-ovest, era collegato da un canale  sud-est al Tevere, in modo che i beni sbarcati – soprattutto grano dall’Egitto – potessero essere facilmente trasportati a Roma. Inoltre, venne creato un nuovo collegamento stradale, la via Portuensis, di 24 chilometri. I moli servivano da ancoraggio, ma il molo meridionale doveva anche proteggere dalle tempeste e dai venti costanti del sud-ovest (Tacito riferisce dell’affondamento di diverse navi di grano nell’anno 62 all’interno del porto a seguito di un nubifragio – e non c’era il global warming). L’imponente infrastruttura assicurava dunque il trasbordo delle merci in sicurezza, passandole dalle navi onerarie alle fluviali, costruite per risalire il Tevere fino a Roma.

Terminato sotto Nerone, il nuovo porto si affiancava a quello fluviale di Ostia e a quello marittimo di Pozzuoli, che dal II secolo a.e.v. avevano garantito l’approvvigionamento della città eterna. In pochi decenni però iniziò a subire un naturale insabbiamento progressivo.

Il Porto di Traiano

Plastico del porto di Traiano realizzato da Italo Gismondi. Museo della via Ostiense, Roma
Plastico del porto di Traiano. Museo della via Ostiense, Roma

Fu allora che Traiano, a partire dall’anno 103, fece progettare un ampliamento che conservasse le infrastrutture formando il bacino esterno del nuovo sistema portuale. L’imperatore aggiunse così all’area un bacino orientale esagonale di quasi 33 ettari, i cui resti ancora chiaramente visibili (il lago Traiano): grandiosa opera ingegneristica di 700 metri di diametro che moltiplicava i punti d’attracco per le navi. Anche questo nuovo bacino venne collegato da canali con il porto di Claudio e dalla Fossa Traiana (poi Flumen Micinum, da cui Fiumicino) con il Tevere, vie d’acqua consentivano lo sfogo delle piene verso il mare, liberando Roma dalle inondazioni.

Le costruzioni più importanti era invece concentrate sul lato nord-ovest del bacino; qui sorsero i cd. Magazzini Severiani, grandi strutture di stoccaggio delle merci e il cd. Palazzo Imperiale, un sontuoso edificio di rappresentanza che ospitava viaggiatori di alto rango. I Magazzini e il Palazzo Imperiale si affacciavano sul bacino esagonale; un altro grande complesso di magazzini, i cd Magazzini Traianei invece si sviluppava intorno alla Darsena, il bacino interno nel quale le merci venivano caricate per risalire il Tevere.

In breve lo scalo superò per importanza Pozzuoli assumendo le attività precedentemente svolte dal porto di Ostia pur rimanendone distretto (anche oggi il Parco dei Porti Imperiali è un appendice del Parco di Ostia Antica).

Il bacino di Traiano
Il bacino di Traiano

L’insediamento crebbe costantemente sino ad ospitare al tempo dell’imperatore Costantino 40.000 abitanti e divenne ufficialmente colonia.

Pochi anni più tardi sarebbe stato incorporato con Ostia nella città di Roma come Portus Romae.

Col declino dell’impero anche Portus subì le invasioni di barbari e perse la sua importanza quando Roma venne spopolata dalla guerra gotica.

In seguito, l’avanzamento della linea di costa e la mutata morfologia del territorio gli diedero il colpo finale, impaludando tutta l’area e colmando quasi totalmente il bacino portuale.

Lo spirito della grandezza perduta è però ancora tutto lì.

Fuori c’è la sgarrupata infrastruttura delle periferie romane.

Dentro c’è l’impressionante ingegneria degli antenati. E l’incanto.

Passeggiando tra le antiche mura, tra i portici, tra le colonne, sfiorando le aree lacustri umanizzate, sbirciando nei magazzini, come uno strano tepore non solo fisico ma psichico e animico ti risorge dentro: è “l’ora come allora”, il già visto, il ritorno a casa.

E così ti ritrovi addosso il “mai morto”- che è poi il “nato sempre”- ancorato in te, indistruttibile, come l’infanzia perenne di questi luoghi.

E piace pensare che lo scalo internazionale Leonardo da Vinci, porta e porto di Roma sul mondo, non sia qui per caso.

Paolo Casolari

 

Per visitare

L’area archeologica è attualmente divisa tra il Parco archeologico vero e proprio e i possedimenti della famiglia Sforza-Cesarini, proprietaria del bacino di Traiano.

Nel parco è attivo un interessante progetto di visite ludico-didattiche rivolto alle scolaresche  http://www.navigareilterritorio.it che valorizza la conoscenza consapevole della Romanità nelle giovani generazioni.

L’ingresso – gratuito – è sulla via Portuense davanti al civico 2329 (viadotto di via dell’Aeroporto di Fiumicino). Il personale di vigilanza, molto competente e disponibile, offre un servizio di orientamento e di accoglienza. Telefonare per gli orari d’apertura allo 06 6529192 – 06 6529445 o scrivere a pa-oant.museodellenavi@beniculturali.it.

 

Immagine aerea dell'intero complesso portuale romano sovrapposto all attuale abitato
Immagine aerea dell’intero complesso portuale romano sovrapposto all attuale abitato

 

Il casale didattico al centro del parco
Il casale didattico al centro del parco

 

Il Portico di Claudio visto da occidente
Il Portico di Claudio visto da occidente

 

I magazzini di Traiano
I magazzini di Traiano

 

Altra veduta dei magazzini di Traiano
Altra veduta dei magazzini di Traiano

 

La darsena
La darsena

 

I magazini di Settimio Severo
I magazini di Settimio Severo