Bombardamenti israeliani su Gaza: gravi danni al patrimonio archeologico romano

cdeGaza, oggi al centro del terribile conflitto innescato dall’attacco sferrato da Hamas a Israele il 7 ottobre 2023, sta vivendo settimane di terrore per gli incessanti bardamenti israeliani che continuano da mesi ed hanno già provocato decine di migliaia di morti.

Tra gli “effetti collaterali” di questo disastro civile ci sono anche i beni culturali e, in particolare, importantissimi scavi di archeologia romana.

La città palestinese infatti ha una storia millenaria che ha lasciato sul suo territorio i segni del passaggio delle civiltà che l’hanno dominata: i Cananei, gli Egizi, i Filistei (da cui il nome Palestina), gli Assiri, i Greci, gli Asmonei, i Romani, i Bizantini, gli Arabi, i Fatimidi, i Crociati, gli Ayubbidi, i Mamelucchi, i Crociati, gli Ottomani, fino agli inglesi (1920-48).

Dopo la fondazione dello Stato di Israele, nel 1948, Gaza passò all’Egitto, per essere occupata da Israele nel 1967, e infine attribuita all’Autorità Nazionale Palestinese e ad Hamas a partire dal 2006.

Gaza, il cui nome deriva, secondo alcuni, dalla radice semitica «azaz» (forte), e secondo altri invece dalla parola persiana «ganj» (tesoro), è stata per secoli il principale porto di scambio di una delle merci più pregiate del mondo antico: l’incenso, una resina prodotta dall’olibano, una pianta nativa delle regioni meridionali dell’Arabia portata dalle carovane da lì provenienti.

La città serviva anche da snodo dei traffici commerciali tra l’Egitto e il Levante e ha sempre svolto un ruolo importante nelle vicende politiche e militari della regione.

I frequenti conflitti con Israele (l’attuale è il quinto dal 2006) hanno inflitto gravi danni al patrimonio architettonico e la guerra oggi in corso ha avuto effetti particolarmente distruttivi.

Ecco il quadro dei principali monumenti della Striscia e delle loro condizioni, sulla base dei recenti rapporti delle organizzazioni non governative (Ong) che si occupano della loro conservazione.

Nella zona archeologica dell’antico porto di Anthedon, nel Nord di Gaza, fondato in epoca micenea (circa 1600-1100 a.C.) e attivo fino alla fine del dominio bizantino (VII secolo d.C.), si trovano un tempio romano, strutture di fortificazione e quartieri residenziali con interessanti mosaici pavimentali di epoca imperiale. Un anno fa il ministero del Turismo e delle Antichità di Gaza aveva reso noto che, nel corso di scavi erano tornate alla luce 63 tombe romane risalenti al primo-secondo secolo. Gli scavi – a cui partecipavano esperti francesi – sono avvenuti ad un chilometro circa dalla località di Beit Lahya, a breve distanza dalla costa marina. Si tratta del luogo dove fin dal periodo ellenistico era attivo il citato porto di Anthedon, che era collegato alla vicina Ascalona. Squadre di archeologi erano impegnate a raccogliere in quell’area resti umani ed altri reperti che potessero fornire maggiori informazioni su quel centro urbano che sotto diversi regimi e svariate culture rimase attivo per molti secoli, fin oltre il V secolo. Molte strutture del porto sono, infatti, sommerse e non erano rari i ritrovamenti, come ad esempio quello della statua di Apollo rinvenuta nel 2013.  Ora è ovviamente tutto fermo e non si può nemmeno fare una conta sommaria dei danni. Sicuramente l’area archeologica, che è iscritta nella lista preliminare del patrimonio mondiale dell’Unesco, ha subito danni gravi, con la distruzione del sito di Balakhiyah.

scavi romani di Gaza
scavi romani di Gaza

Il Palazzo di Qasr el-Basha, al centro della città di Gaza, costruito nel XIII secolo, fu la residenza del celebre sultano mamelucco Zahir Baybars (1223-77) durante le sue campagne contro i Crociati e i Mongoli. È conosciuto anche come Forte di Napoleone, perché Bonaparte vi passò alcuni giorni durante la campagna militare. È sede del principale museo archeologico di Gaza ed è esposto oggi a gravi rischi.

La Moschea Al-Omari, situata nel centro della città di Gaza, venne edificata come chiesa dai Bizantini, al di sopra di un tempio romano, e convertita in moschea all’inizio della conquista araba. Trasformata dai Crociati nel XII secolo in chiesa dedicata a s. Giovanni Battista e successivamente riconvertita in moschea dai sultani mamelucchi, ha subito nei secoli molti danni. Restaurata nel 1925, era già stata danneggiata nel corso dei precedenti conflitti con Israele. La moschea è stata purtroppo quasi completamente distrutta da un bombardamento israeliano l’8 dicembre. Proprio questa grave perdita ha spinto la Municipalità di Gaza a chiedere l’intervento dell’Unesco per salvare i propri monumenti.

Questa è la situazione attuale del patrimonio finora distrutto o gravemente danneggiato: 186 edifici storici, 39 aree archeologiche, 21 moschee, 26 santuari, cinque chiese e monasteri.
E la guerra non accenna a concludersi.

Fonte: www.ilgiornaledellarte.com 11 dic 2023