La Coppia di Valdaro, frazione di Mantova, rinvenuta nel 2007 ed esposta nel Museo Archeologico di Mantova, è l’evidenza di quanto già detto dallo scrivente sul Neolitico italiano ed europeo: una giovanissima coppia, tra i 16 ed i 18 anni la ragazza (deposta a sinistra), tra i 18 ed i 20 anni il ragazzo (a destra), posizionati abbracciati (il braccio di lei sull’omero di lui) lungo i fianchi (sinistro la ragazza, destro il ragazzo) e le gambe flesse ed intrecciate a creare un legame indissolubile, con i loro crani volti l’uno di fronte all’altro in uno sguardo tenero ed eterno, quasi a volersi dare un bacio infinito.
La sepoltura risale a circa 5500 anni fa, dunque alla metà del IV millennio a.C., dunque un paio di secoli prima dell’omicidio dell’Uomo del Similaun (5300 anni fa).
I loro crani, che differiscono soltanto per dimorfismo sessuale sono: dolicocefali, con ampio frontale, splacnocranio tendente all’euriprosopia (ma una forma più armoniosa del più antico Oberkassel); mascella robusta. Sono Cro-Magnon, in pratica Nordici: Europei. Dovrebbero essere pertanto di aplogruppo I secondo i crismi addotti da costoro (l’Uomo del Similaun, originario del Tirolo, parrebbe un fenotipo alpino, quindi non alto di statura, di complessione molto chiara, biondo-castano di capelli, e che è stato pertanto classificato quale appartenente all’aplogruppo G2a, aplogruppo a questo punto da associare, sempre se questi studi fossero veramente e soprattutto seriamente fondati, anche alla popolazione neolitica della Cultura di Ripoli, della seconda metà del IV millennio a.C., tra Marche ed Abruzzo, il cui fenotipo osservabile negli scheletri rinvenuti è tipicamente brachimorfo curvo-occipitale, del tipo detto Alpino).
Per me, questi Cro-Magnon sarebbero rappresentanti di R, se dovessi far passare per vera tutta la faccenda legata agli aplogruppi, poiché gli Indoeuropei non sono che varietà settentrionali Cro-Magnon, così come le popolazioni neolitiche dell’Europa e tutti gli Europei.
Tra l’altro questo meraviglioso e commovente reperto illumina ancor di più sulla mentalità del Neolitico: una coppia assolutamente tradizionale; il legame tra uomo e donna considerato sacro ed eterno; il senso della famiglia e l’importanza dei sentimenti.
Questo incunearsi nel Neolitico (e sempre da Nord) della varietà alpina, discendente dal tipo settentrionale Borreby, una varietà divenuta più piccola per ragioni correlabili a fattori climatici e dietetici, è evidente nella ben nota tomba della ‘’Signora col cane’’ della Cultura di Ripoli, della seconda metà del IV millennio a.C., tra Marche e Abruzzo. La donna presenta infatti la tipica fisionomia del tipo Alpino (cranio barchimorfo curvo-occipitale). Da ciò si desume che nella seconda metà del IV millennio a.C. l’Italia settentrionale nel suo versante occidentale era abitata da un popolo di fisionomia schiettamente Cro-magnoide, il tipo dolicomorfo, ectomorfo (snello, alto e robusto), ossia longilineo, che è poi il tipo europeo occidentale del Neolitico; mentre a partire dal Tirolo, passando per il settore Nord-orientale della penisola italiana, a scendere fino al centro peninsulare, abbiamo questa popolazione più bassa di statura, endomorfa, caratterizzata da cranio brachimorfo curvo-occipitale e faccia più rotonda, ossia un tipo euriprosopo con tratti molti dolci tendenti alla rotondità (con fronte più piccola, ampiezza zigomatica maggiore, mento debole), praticamente il fenotipo detto Alpino.
Questa facies (Cultura di Ripoli) ha ceduto il posto tra Eneolitico e prima età del Bronzo alla Cultura pre-rinaldoniana soggiunta dai prospicienti Balcani con i Siculi ed i Liburni, Indoeuropei di stirpe e di ceppo proto-illirico. Dalle tombe a fossa semplice della Cultura di Ripoli si è passati alle tombe a grotticella artificiale delle popolazioni proto-illiriche.
Il cambiamento è sostanziale: nella medesima regione (territorio di Teramo), la scomparsa del popolo neolitico di provenienza alpina (Alpi orientali, Tirolo) e di fenotipo alpino (brachimorfo curvo-occipitale) diede spazio libero, nuovo Lebensraum, ai proto-Illiri (Liburni e Siculi) provenienti dai prospicienti Balcani, i quali importarono e diffusero nuovi modelli culturali, come si evince dall’osservazione delle nuove tipologie funerarie, di tutta la cultura materiale (tipologie nuove di manufatti ceramici, fogge d’armi etc.).
Anche qui è pertanto imperativa la Lex Kossinna, quella che tutti i ‘’politicamente corretti’’ rifuggono con tanta paura e ‘’sdegno’’ del tutto insensato: al cambiamento etnico si è realizzato un cambiamento culturale, ben visibile in Archeologia (il modello proposto dell’Archeologia dell’insediamento). La ceramica dei primi, globosa, provvista di piccole anse ad anello, di colore chiaro (giallo-arancio tenue), decorata con triangoli campiti da linee parallele trasversali e vari intrecci di bande sempre campite con fasci di linee parallele, e sempre di colore nero, spesso formanti motivi che ricordano raggi solari o collane, cede il posto alla ceramica sicula post-balcanica e pre-rinaldoniana, di colore scuro-nero, priva di decorazione (sia dipinta sia incisa), più snella nelle forme (ben noti i fiaschi che proseguiranno in tali forme fino a Pantalica I Nord in Sicilia Sud-orientale nel XIII sec. a.C.); così come cambiano le fogge delle cuspidi di freccia e di tutti gli altri oggetti.
Il cranio ovoide-ellissoide dolicomorfo dei proto-illirici Siculi inizia ad occupare gli spazi delle nuove sepolture a grotticella artificiale (e quanto descritto, tutto quanto, procederà dal IV-III millennio a.C. in tutta l’Italia centrale e meridionale fino al passaggio dei Siculi in Sicilia nella prima metà del XIII sec. a.C.).
Da notare nella Cultura neolitica di Ripoli l’importanza che si dava agli animali domestici: nella sepoltura della donna, il cane, così come in vita aveva tenuto compagnia alla sua padrona, così anche nell’eternità; pertanto evincesi dal contesto il concetto di anima, di credenza nella continuità esistenziale post mortem, di affetto verso i propri animali domestici, proprio secondo il costume europeo. Anche in una tomba sicula afferente ad una necropoli di Recanati, un bambino siculo è stato sepolto e posto accanto alla sua salma un cane, il suo, così che lo avrebbe seguito per sempre.
Alessandro Daudeferd Bonfanti