Oggi festeggiamo le Calende di maggio e i Lari pubblici che aprono il mese di Maia

Kal. Mai –  Lares Praestites – Maia

Maia/Bona Dea/Ops
Maia/Bona Dea/Ops

I Lari (dal latino lar(es), “focolare”, derivato dall’etrusco lar, “padre”) sono figure della religione romana che rappresentano gli spiriti protettori degli antenati defunti che, secondo le tradizioni,  vegliano sul buon andamento della famiglia, della proprietà, delle attività.

Più in generale, i Lari sono i Numi degli spazi “umanizzati”..

In casa, la sede dei Lares familiares è il focolare domestico, accanto al quale sorge il tabernacolo, lararium: rende loro culto tutta la familia, compresi gli schiavi; alle Calende, None, Idi e nelle ricorrenze domestiche si adorna la cappelletta con fiori e si offrono sacrifici.

L’influenza benefica dei Lari si allarga oltre le pareti domestiche, da cui il culto dei Lares compitales (dei crocicchi), viales, permarini, rurales, militares, prestites (pubblici). Il loro culto esercitato fuori la cerchia di Roma dai collegia compitalia, fu proibito da Cesare e poi rinnovato da Augusto (7 a.C.), così che ogni vicus avesse come centro di culto un compitum , dove coi Lares compitales sono onorati anche i Lares augusti.

I Lares Praestites in particolare, che si festeggiano oggi alle Calende di maggio, sono raffigurati da due giovinetti seminudi con in mano una lancia accompagnati da un cane e quindi sono i protettori del suolo pubblico della città e dei suoi dei confini.

I Lari aprono, dunque, il mese, che le fonti indicano essere consacrato alla divinità Maia.

La tradizione romana considera Maia la paredra di Vulcano, ossia una divinità a esso associata, come riportato nei libri di preghiere in uso nel II secolo d.C.; mentre Macrobio la definisce sposa del dio. In questa veste, la dea, insieme ai Lari pubblici, alle Calende viene onorata con un sacrificio presieduto dal flamen Volcanalis.

Nella mitologia greca invece, Maia è una delle Pleiadi (le figlie di Atlante e Pleione) e madre di Ermes/Mercurio (avuto da Zeus/Giove). Il fatto che al figlio di questa dea fossero consacrate le Idi di Maggio, giorno in cui nel suo tempio probabilmente si svolgevano sacrifici anche alla madre, contribuisce a rendere questa ipotesi molto credibile.

Giovanni Lido riporta che il calore del sole, che da maggio diventa sempre più intenso, sarebbe un atto di fecondazione della terra che poi darà i suoi frutti, rilevando così una sorta di ierogamia tra Maia, Tellus e Vulcano come Sole cocente.

Maia viene anche identificata sia con la Magna Mater che con la Tellus, e a entrambe le divinità viene sacrificata una scrofa gravida, col fine di scongiurare i terremoti.

I Lares Prestites
I Lares Prestites

Tutti i rituali sopraelencati in onore di Maia, proprio alle Calende, nello stesso giorno dell’anniversario della dedica del tempio di Bona Dea, con molta probabilità condussero all’identificazione della Pleiade con Bona Dea e quindi con Ops e Fauna.

In onore della Bona Dea – letteralmente la dea buona – in questo giorno si svolgono rituali presieduti dalla Vestale Massima e con la sola partecipazione delle matrone. Divinità dal culto misterico esclusivamente femminile, il vero nome della dea è conosciuto soltanto dalle iniziate. Secondo Macrobio, la Bona Dea è rappresentata con uno scettro nella mano sinistra e una corona di vite, a simboleggiarne la regalità.

Bona Dea viene anche identificata con Ops, Cerere, Proserpina e Fauna (moglie, figlia o sorella di Fauno Luperco), è una divinità protettrice della fecondità con doti oracolari, alla quale viene offerta in sacrificio una scrofa.

Alla Bona Dea Subsaxana fu dedicato un tempio, nel 123 a.C., alle pendici dell’Aventino, sotto un saxum (“sasso”, “roccia”) dal quale deriva l’appellativo, in un luogo che veniva chiamato “Remoria” perché da lì Remo, in competizione col fratello, osservò il cielo in attesa del responso divino che avrebbe scelto dove sarebbe nata la Città Eterna e chi ne sarebbe stato il primo re.

Nel santuario era vietato l’accesso agli uomini se non travestiti (almeno dal I secolo a.C. in poi), al mirto e al vino a meno che non fosse chiamato latte e contenuto entro vasi noti come mellaria (“vasetto di miele”). C’erano invece serpenti e numerosi tipi di erbe, usati per rimedi e pozioni.

Anche in ambito privato, i riti venivano officiati solo dalle donne mentre gli uomini venivano allontanati dalle case.

Buone Calende a tutti!

 M.B. 

[fonte: Capitolivm.it]