Il cratere “etrusco” di Eufronio celebra l’etica eroica indoeuropea

Cratere di Eufronio, lato A : morte di Sarpedonte
Cratere di Eufronio, lato A : morte di Sarpedonte

Un meraviglioso cratere a calice, un grande vaso fatto per i simposi, con i suoi 45,7 cm. di altezza ed un diametro massimo di 55,1 cm. per contenere fino a 45 litri di vino mischiato con l’acqua, opera del ceramista attico Euxitheos, splendidamente dipinto da Eufronios, attivi nell’ultimo quarto del VI sec. a.C. (il cratere è infatti datato al 515 a.C. circa), rinvenuto nel 1971 in una tomba etrusca del territorio di Cerveteri ed oggi esposto, dopo il suo ritorno in Italia al Museo Archeologico Nazionale di Cerite (Cerveteri) dall’America (Metropolitan Museum di New York, vera roccaforte di ladri finanziari e di opere d’arte europea).

Il grande cratere, destinato ad una gens etrusca del luogo, quale dono di scambio e di amicizia, presenta una figurazione bellissima, singolare, che dice tanto sull’etica eroica indoeuropea, alla quale ascrivere anche gli Etruschi.

Cratere di Eufronio, lato B: partenza dei giobani Ateniesi
Cratere di Eufronio, lato B: partenza dei giovani Ateniesi
La morte di Sarpedonte, re degli anatolici indoeuropei Lici, dopo una scontro bellico dei tempi della presa della roccaforte troiana, narrata da Omero.
Sarpedonte, colpito a morte, giace al suolo e viene preso da due figure antropomorfe alate, angeliche, guerriere, per essere rimosso dal campo di battaglia e condotte le spoglie in Patria per le grandi esequie: Hypnos ”Sonno” e Thanatos ”Morte”, soggiunti al seguito di Hermes Psicopompo ”Conduttore di anime” nell’aldilà, nel mondo supero, dove risiedono gli Dei.
Ad osservare la scena, due guerrieri, posti ai lati, quasi a creare un cerchio attorno all’evento: la tensione è alta. Vi è commozione, piangente ammirazione per Sarpedonte, che riconosce Zeus quale Padre, e Laodamia quale Madre.
Il gruppo di giovani che sul lato B si preparano ad andare in battaglia non sono dell’età degli Eroi, ma dell’Atene della fine del VI sec. a.C., che nella loro eroica vestizione militare rievocano ancora e sempre le avite Tradizioni virili ed ari-stocratiche indoeuropee.
In loro la Tradizione vive ancora: pronti a morire per la gloria, per l’eternità, per l’Onore, per la Patria, così come prevede la nostra etica indoeuropea.
Alessandro Daudeferd Bonfanti