Cavalli lanciati al galoppo e montati da fantini che cavalcano a pelo, stringendo le redini nella destra ed un frustino nella sinistra … sembra anche a voi un suggestivo richiamo al Palio di Siena?
Il legame tra il territorio senese ed i cavalli è sempre stato fortissimo e risale almeno all’epoca etrusca, come ci mostrano le splendide lastre in terracotta che decoravano l’edificio etrusco più importante di Poggio Civitate a Murlo – piccolo scrigno urbano a metà strada tra Siena e Montalcino.
Il fatto che le lastre ornassero il palazzo della dinastia locale suggerisce la centralità e l’importanza dei giochi equestri nella vita della sua corte.
Le lastre di Poggio Civitate
Le lastre proviengono dagli scavi di Poggio Civitate, località posta a un chilometro da Murlo su uno dei colli che costituiscono la Catena Metallifera, vicino al punto dove l’Ombrone lascia il territorio agricolo delle Crete senesi e scende attraverso i monti nel Mare Tirreno. Il colle domina perciò uno degli importanti passi fra la costa di Rusellae e il retroterra chiusino.
I manufatti fanno parte di un nucleo di rilievi che decoravano un grande palazzo del VI secolo avanti l’Era comune. Il maggior numero di esemplari è in buono stato di conservazione.
All’inizio, da destra, le lastre raffigurano la meta col premio, un lebete di bronzo (preziosa caldaia scalda-acqua). Quando le lastre erano giustapposte l’una all’altra, il premio veniva posizionato come elemento di chiusura del galoppo dei cavalli.
La carriera è raffigurata da tre cavalli montati da fantini che cavalcano a pelo, stringendo le redini nella destra ed un frustino nella sinistra, vestiti con un corto chitone ed un mantello che svolazza dietro. In capo, un berretto a punta.
Tutti i soggetti decorativi sono legati alla vita sfarzosa di persone benestanti. Si snodano così scene di processione, di importanti assemblee civiche, di opulenti banchetti, allietati da musica dal vivo e, appunto, appassionanti corse di cavalli.
Le corse dei cavalli, dunque, emergono come un elemento costante nella storia delle terre di Siena e se l’origine di questa disciplina si perde si perde nella notte dei tempi, sicuramente corse equestri si tenevano nell’area della Catena Metallifera ai tempi degli etruschi.
Il museo archeologico di Murlo
Le lastre di terracotta sono oggi ospitate nel Museo archeologico di Murlo, allestito nell’antico Palazzo Vescovile che si trova al centro del piccolo borgo/castello medievale, già feudo dei vescovi di Siena dal 1189 al 1749.
Il museo espone oggi la ricostruzione di una porzione del tetto del palazzo etrusco, sormontato dalle straordinarie statue in terracotta e ornato dalle lastre fittili.
Il museo accoglie dunque testimonianze uniche della Civiltà Tirrenica provenienti dal territorio circostante: oltre ai corredi orientalizzanti della necropoli di Poggio Aguzzo (VII secolo a.C.), si segnalano per importanza i sempre nuovi rinvenimenti dall’insediamento di Poggio Civitate che fu tra i più importanti in Etruria, snodo delle direttrici viarie che collegavano le città costiere con quelle dell’entroterra.
Le indagini archeologiche, tuttora in corso, furono avviate da una missione statunitense negli anni Sessanta, con l’incoraggiamento e il sostegno di Ranuccio Bianchi Bandinelli, che scoprì il sito nel 1926.
Il lavoro si è limitato a due aree chiamate Piano del Tesoro e Civitate, situate vicino all’estremità orientale della zona di Poggio.
Il misterioso palazzo etrusco
Lo scavo del palazzo di Poggio Civitate, caratterizzato da due distinte fasi costruttive risalenti all’età orientalizzante (VII sec. a.e.c.) e all’arcaismo (VI sec.), ha costituito pertanto una tappa fondamentale – forse unica – nella conoscenza dell’architettura residenziale etrusca in essere duemilacinqucento anni fa.
In particolare, il rinvenimento degli elementi in terracotta di rivestimento e di decorazione dei tetti (acroteri, lastre, gocciolatoi, antefisse) ha restituito informazioni preziose sulla tecnica e sull’ideologia del potere dell’epoca.
Il primo palazzo misurava 35 x 8 metri, era senza divisori interni ma probabilmente a due piani, e fu distrutto da un incendio intorno al 600 a.e.c. Il secondo palazzo era un quadrilatero di 60 metri di lato: dimensioni grandiose che non ha uguali nell’ambiente italico.
Fu costruito intorno al 580 sulle macerie del primo, con 18 stanze che si aprivano verso un cortile interno. Nel 525, misteriosamente, il palazzo fu deliberatamente demolito, e fu costruito un terrapieno di pietre e terra per impedire l’accesso al luogo.
La totale distruzione delle costruzioni e la recinzione dell’area dove sorgevano fanno pensare ad un rito magico inteso a impedire la rioccupazione della località del Piano del Tesoro.
Fonte: www.museisenesi.org