Il tessuto era di finissima lana bianca (non candida) per i benestanti, mentre per gli altri era di lana più scura.
Durante un lutto si indossava una toga quanto più possibile vicina al nero (toga pulla).
Il modello più antico di toga è quello rappresentato nella statua di fattura etrusca (300 a. C.) detta dell’ “Oratore”. Ad una attenta osservazione rivela che è di forma semicircolare, misurante per un uomo alto m. 1,75 (e con il torace di cm. 90) m. 4, 60 x m. 2,25. La dizione “semicircolare” è, tuttavia, approssimativa, poiché secondo il modello sperimentato dalla dott.ssa Lillian Wilson della John llopkins University1 è quella riportata nell’immagine a sinistra.
La toga era un indumento così ingombrante che non poteva essere indossato senza l’aiuto di almeno un’altra persona.
“Prima di indossarla si sistema una serie di pieghe parallele lungo il bodo più dritto, poi si posa sulla spalla sinistra con il gruppo di pieghe contro la gola e il resto della stoffa ricadente lungo il braccio. Davanti la punta scende fino al ginocchio; dietro copre la schiena, passa sotto al braccio destro, risale attraverso il petto per finire di nuovo sulla spalla sinistra, da cui l’estremità pende libera sulla schiena. Quando il drappeggio ritorna alla spalla, un nuovo mazzo di pieghe viene ad adagiarsi accanto al primo. Il gruppo di pieghe è il motivo ornamentale destinato a svilupparsi sempre più man mano che la toga si amplia”2.
La toga distingueva il Romano da tutti gli altri abitanti della terra, ma dotata di particolari caratteristiche ne indicava anche censo, qualità, officii, ed allora si osservavano i seguenti tipi:
Toga alba (o pulla): era la comune toga color bianco sporco;
Toga candida: era indossata da quelli che si candidavano a cariche pubbliche. La toga era esposta al sole per molti giorni e dopo spolverata di polvere di gesso;
Toga picta: era quella color porpora del generale che celebrava il trionfo; quella che ornava la statua di Giove Ottimo Massimo sul Campidoglio;
Toga praetexta: la indossavano i magistrati curuli in carica o in ritiro. La indossavano anche i bambini dei due sessi;
Toga trabea: la indossavano gli auguri e forse anche il pontefice massimo. Oltre alla striscia porpora della praetexta era ornata di strisce alternate di porpora e di rosso.
La toga impediva a chi la indossava movimenti ampi e bruschi. Il braccio sinistro era addirittura bloccato. Sembra che i togati, sotto la tunica, non potessero indossare né perizoma né il subligaculum (cioè le mutande, per approssimazione) che avrebbero impedito la minzione dato che sarebbe stato pressoché impossibile alzare con una sola mano il lembo della toga, la tunica fino e abbassare le mutande/perizoma3.
Oggi, la tunica indossata dai seniori delle nostre genti è di lanetta bianco-crema lunga due ampiezze di braccia e larga m. 1,40, mentre la forma è quella dello schema qui pubblicato, ma con l’orlo superiore del tutto dritto e ornato d’una fascia rossa.
Nessuno ha la pretesa di indossare la toga al di fuori di occasioni strettamente rituali. La toga permette di officiare capite velato, con il lembo della toga pendente davanti passato sul capo e lasciando il volto scoperto.
Salvatore Ruta
(da La Cittadella n° 45, luglio/settembre 1995)
NOTE
- Citata in C. Mc Cullog, The First Man in Rome, Arrow 1991, p. 1001
- H. Hansen, Storia del Costume, p. 115
- La pratica è stata sperimentalmente accertata, Mc Cullog, op. cit., pp. 1001 e seg. Rimanendo in tema scozzese (come l’autore testè citato), ricordiamo che noi italiani, ancora oggi, siamo tra i pochissimi non scozzesi autorizzati ad indossare il kilt, in particolare il Royal Stewart Tartan; l’autorizzazione la concesse il principe Carlo Edoardo Stuart per ringraziare Roma, dov’era nato, e gli italiani per averlo aiutato nella (purtroppo mancata) riconquista del trono d’Inghilterra e di Scozia e per il sostegno reso alla causa giacobita; piace pensare che il principe fosse anche a conoscenza dell’uso nel vestire la toga.