Venere in tasca. Dei e simboli della Romanità sugli euro e sulle lire

Denario del 111 a.e.v.
Denario del 111 a.e.c.

Gli Dei e i simboli della Romanità sono costantemente alla nostra portata e li manipoliamo tutti i giorni, senza accorgercene.

Sono, infatti, incisi sulle monete delle quali facciamo uso quotidiano, sia prima con le lire sia oggi con gli euro.

Ma partiamo dall’inizio.

I termini “moneta” e “denaro”

Il nome stesso di moneta è romano – divenuto poi money nella lingua di scambio mondiale.

Moneta era un attributo della Dea Giunone: moneta deriva da monere, ossia ammonire.

L’appellativo di “dea ammonitrice” glielo conferirono gli antenati al tempo dell’assedio dei Galli (306 a.e.c.) quando le “sacre oche” del tempio di Giunone sul Campidoglio, col loro starnazzare insopportabile, svegliarono il console Manlio, che così dette l’allarme alle truppe e sventò l’assalto dei barbari Celti. La Dea che salvò la città fu, pertanto, chiamata (anche) Moneta.

Un secolo dopo in prossimità del suo tempio venne costruita la Zecca, subito posta sotto la protezione della Dea. Si trovava vicino all’attuale chiesa romana di santa Maria in Aracoeli.

Fu così che allora il linguaggio popolare dei Romani iniziò a diffondere, progressivamente, l’appellativo divino di “Moneta” alla fabbrica della Zecca ed all’attività che la contraddistingueva, appunto la coniazione delle monete. Nonostante successivi spostamenti degli stabilimenti della Zecca, il nome “moneta” è rimasto a indicare il conio, scavalcando luoghi e tempi e diffondendosi in tutto l’Occidente. Il comune appellativo è esteso ai moderni strumenti di scambio finanziari, carte di credito e transazioni via web, definiti plastic money e virtual money.

Non è tutto.

Tempio di Giunone Moneta, ricostruzione dellUniversità di Caen, Normandia
Tempio di Giunone Moneta, ricostruzione dell’Università di Caen, Normandia

Nella Zecca di Roma una particolare moneta, il denario d’argento, fu il conio più importante di tutti quelli posti in circolazione. Rappresentò, infatti, l’ossatura dell’intera economia dell’Urbe, rimanendo per secoli al baricentro della complessa monetazione della Repubblica prima e del Principato poi.

Il denario traeva il suo nome dall’originario valore di dieci assi, cioè dal numerale distributivo deni che significa “per dieci”; mantenne l’appellativo anche dopo una successiva rivalutazione, che lo equiparò a sedici assi. I primi denarii avevano in rilievo la testa della Dea Roma sul dritto ed i Dioscuri sul rovescio. Il denario era certamente già in circolazione nel 211 a.e.c., durante la seconda Guerra Punica – anzi, pare che sia stato “inventato” proprio allora per sostenere le spese dell’immane conflitto – e rimase in auge sino alla riforma monetaria dell’imperatore Caracalla, avvenuta nel terzo secolo dell’era comune. Complessivamente, cinquecento anni di “corso legale”.

Anche qui, dunque, la “forza della parola” ha attraversato i millenni ed è arrivata sino a noi, trasformando uno specifico valore di scambio romano nel nome comune di tutti i valori di scambio, il “denaro”, senza la i.

La grande tradizione della Zecca italiana

Le monete da sempre “parlano”.

A Roma, oltre al valore “legale” nei  commerci, esprimevano la forza dell’organizzazione civica e raccontavano il pantheon delle divinità. Ciò accedeva già nel quarto secolo a.e.c. quando sull’aes signatum, il lingotto di bronzo fuso che fu tra i primi mezzi di scambio metallici d’Italia, erano impressi gli animali paredri degli Dei o la rappresentazione degli Dei stessi. Continuò con l’aes grave, prima vera moneta, con impresso il Dio Giano e la prua della nave; attraversò i secoli, come abbiamo visto, con un complesso sistema di valori che faceva perno sul denario avvicendando in età imperiale i profili dei principes alle personificazioni delle entità metafisiche fondanti la Pax Deorum Hominumque: Fede, Concordia, Vittoria, Virtù.

Questa tradizione iconografica, che poneva il personaggio regnante sul dritto del conio e i simboli unificanti e di valore (contingenti) sul rovescio, continuò anche nell’Era cristiana, nell’Era dei Comuni ed in quella delle Signorie, giungendo intatta sino a noi.

Inoltre, ci è pervenuta con una peculiarità tutta italiana: la grande perizia di lavorazione.

Non è, infatti, azzardato affermare che le monete italiane siano state, e siano ancora, le “più belle del mondo”. E questo è stato possibile grazie alla presenza di una vera e propria scuola artistica nazionale che opera sotto un unico tetto dal 1882 (anno in cui s’istituì una sola Zecca di Stato autorizzata a coniare moneta) e si è formalizzata dal 1907, quando fu fondata la Scuola d’arte della medaglia, un istituto che, unico al mondo, esiste tuttora.

Venti lire Quadriga Impero
20 Lire Quadriga Impero

Di particolare bellezza sono i pezzi realizzati nel periodo di Vittorio Emanuele III – 1900/1946 – grande numismatico, cui dobbiamo il Corpus Nummorum Italicorum, preziosissima raccolta del meglio di venticinque secoli di monetazione italiana, oggi esposta (in parte) al piano terra del Museo Nazionale di Palazzo Massimo in Roma (Stazione Termini). Nel rovescio delle monete di Vittorio Emanuele III appaiono sempre iconografie simboliche “romaneggianti e paganeggianti”: quadrighe, bighe, vittorie alate, aquile, seminatrici, api, fasci, spighe, prore, divinità etc. Ricordiamo in particolare le splendide e mai più eguagliate serie Littore – venti lire d’argento  (1927/34), cinquanta lire d’oro (1931/33) e cento lire d’oro (1936/40) – le serie da venti lire Quadriga (1914 e 1936/41), gli Aquilino d’argento da cinque lire (1926/35) e giù sino ai cinquanta centesimi con Giustizia trainata dai leoni (1919/35).

Gli Dei sulle lire e sugli euro della Repubblica

La Repubblica Italiana, oltre a conservare tutta la grande perizia qualitativa del lavoro fatto a mano, ossia della modellazione in cera e dell’incisione, del conio “doppio” all’italiana, degli stampi bimetallici etc., ha sempre continuato a realizzare sulle monete a corso legale iconografie pagane che richiamano Roma. Il pensiero corre subito alle più belle lire repubblicane: i pezzi da cento e da cinquanta lire con, rispettivamente, sul rovescio le figure intere della Dea Minerva e del Dio Vulcano.

A queste si aggiungono, per rimanere alle sole divinità, la moneta da una lira in alluminio magnesio (1947/50) e quella da venti lire di bronzo (1957/2001) con la Dea Cerere sul dritto e le mille lire  d’argento celebrative dei cent’anni di Roma Capitale (1970) con sul dritto il volto della Dea Concordia ispirato a figure classiche.

Infine, l’euro.

Come noto, il recto della moneta unica varia da paese a paese dell’Unione monetaria: pertanto ogni Stato è autorizzato a “riempire” la “faccia nobile” del conio (il verso è uguale per tutti ed esprime il valore) con propri simbolismi e riferimenti. Ebbene, oggi sono tre gli euro metallici “italiani”, sui sette in circolazione, che richiamano la Romanità: i cinque centesimi di euro con il Colosseo, i dieci centesimi di euro con il volto “rinascimentale” della Dea Venere dipinto dal Botticelli ed i cinquanta centesimi di euro con la posa equestre dell’imperatore/filosofo Marco Aurelio.

Per non parlare infine delle serie speciali coniate dalla Zecca dello Stato per amatori e collezionisti. E ci riferiamo alla serie imperatori Romani da dieci euro d’oro: Adriano (2017), Traiano (2018), Augusto (2019) e Marco Aiurelio (2020); ai conii d’argento da cinque euro per il centenario della morte di Maccari con l’affresco del senato romano e Cicerone che denuncia Catilina (2019) e alla serie “giardini e ville storiche” con Villa Adriana (2013); ai cinque euro in nichel e bronzo per i 50 anni dei Carabinieri – Tutela Patrimonio Culturale con Vibia Sabina e la Triade Capitolina (2019); ai due euro nichel bronzo per il bimillenario della morte di Livio (2017) e per i 2200 anni dalla morte di Plauto (2016); ai venti euro d’oro della serie “Flora nell’arte” con i Floralia (2017).

Sulle monete italiane dunque la Roma dei Padri è sempre tra noi, nonostante tutto.

Paolo Casolari

50 Lire Littore
50 Lire Littore

 

20 Lire Quadriga
20 Lire Quadriga
20 Lire Littore
20 Lire Littore
5 Lire Aquilino
5 Lire Aquilino
50 Centesimi Roma trainata da leoni
50 Centesimi Giustizia trainata da leoni
1000 Lire Concordia
1000 Lire Concordia
100 Lire Minerva
100 Lire Minerva
50 Lire Vulcano
50 Lire Vulcano
1 Lira Cerere
1 Lira Cerere
10 Eurocent Venere
10 Eurocent Venere
50 Eurocent Marco Aurelio
50 Eurocent Marco Aurelio
5 Eurocent Colosseo
5 Eurocent Colosseo
10 euro Traiano
10 Euro Traiano
10 Euro Adriano
10 Euro Adriano
10 Euro Augusto
10 Euro Augusto
10 Euro Marco Aurelio
10 Euro Marco Aurelio
5 Euro Senato Cicerone
5 Euro Senato-Cicerone
5 Euro Triade Capitolina
5 Euro Vibia Sabina – Triade Capitolina
5 Euro Livio
2 Euro Livio
 Euro Plauto
2 Euro Plauto
20 Euro Flora
20 Euro Flora