MTR compie 30 anni. Primi nell’indicare la rotta: la Via Romana al Sacro

Da sinistra Daniele Liotta e Incardona
Da sinistra: Daniele Liotta e Roberto Incardona

Oggi celebriamo ritualmente il Solstizio d’inverno, ancestrale festività tradizionale indoeuropea cardine e di passaggio che, pur non inserita ufficialmente nei Fasti Publici romani, venne parimenti onorata come Divalia/Angeronalia, Larentalia, Brumalia durante la millenaria vicenda di Roma.E’dunque tempo di bilanci ed è anche l’occasione per una breve digressione su una pagina che ci riguarda direttamente nel libro mai sufficientemente scritto del Tradizionalismo Romano nel ‘900. Si tratta, certo, di una micro-storia, ma il suo valore è nell’aver indicato a tanti una rotta.

Va detto infatti che sino alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso nel contesto del cosiddetto “tradizionalismo italiano” – e ne parliamo per diretto vissuto – il perimetro di riferimento religioso era focalizzato solo su un ambito circoscritto, quello del paganesimo di tipo nordico, germanico-vichingo. Della Romanità poco o nulla importava ai più. Nessun gruppo o sodalità approfondiva e veicolava la grande ricchezza religiosa degli antenati. Nessuna associazione si rifaceva direttamente alla religione romana. Quasi che il tradizionalismo italiano” avesse interiorizzato, inconsapevole, l’amaro e distorto postulato della dominante scuola tedesca del Mommsen che dipinge(va) Roma antica come la sentina di tutte le corruttele, totalmente incapace di spiritualità.

Ed è proprio allora, esattamente trent’anni fa, che si gettarono le basi della nascita della nostra comunità spirituale, l’M.T.R. –  il Movimento Tradizionale Romano, in quel di Roma.

Nel 1989, difatti si determinò una crisi all’interno di una realtà metapolitica nata nell’ambito di quella destra radicale che cercava di ritrovarsi dopo le “tempeste di fuoco”, le strumentali cacce alle streghe, l’orrore del 2 agosto 1980 ed il conseguente riflusso generatosi in larga parte tra le giovani generazioni che coltivavano ideali nazional-rivoluzionari. Era la seconda metà degli anni’ 80. In tanti, da tutt’Italia si avvicinarono a questa realtà metapolitica alla maniera degli animali del bosco che, prudentemente, escono guardinghi dai loro nascondigli dopo un terribile temporale mentre un raggio di sole inizia a far capolino tra le chiome degli alberi.

Fu allora che con l’amico Fulvio Noya – nostro attuale sodale in Calabria – fummo protagonisti di una nuova stagione, propiziata da una serie di incontri di approfondimento spirituale svoltisi fra Roma e Palermo, sino ad un appuntamento memorabile a Casale Monferrato in occasione del Solstizio d’estate nel 1988, dove fummo ospiti di una comunità umana che si raccoglieva attorno alla rivista “Ideogramma”. In tutti questi incontri cercavamo una bussola, miravamo all’identificazione di una comune tradizione, eravamo alla ricerca di un denominatore che affratellasse tutti i tradizionalisti italiani e che offrisse, a chi voleva impegnarsi in campo spirituale, un’alternativa e un balsamo alle ferite di una stagione che si voleva chiusa per sempre.

Va detto che in quegli anni si brancolava ancora nel buio, oscillando fra le tesi più disparate: c’era chi guardava ad una non meglio definita “tradizione celtica”, chi propendeva per il solito paganesimo nordico germanico-vichingo, chi propugnava un cattolicesimo “tradizionalista”, chi sosteneva il sufismo mussulmano, chi volgeva lo sguardo ad Oriente verso il buddismo tibetano e lo zen e chi infine guardava ad uno sciamanesimo di Castanediana suggestione. Tutti insieme rincorrendo ipotesi diverse, fra le personali interpretazioni di quotidiane letture e riletture di Rene’ Guenon e di Julius Evola. Insomma, troppi orizzonti, e tutti “estranei” all’Italia delle origini.

Ebbene, fu allora che Fulvio ed io riuscimmo a coinvolgere in queste analisi, con ripetuti appuntamenti a Roma l’amico conterraneo e saggista Roberto Incardona (indagatore della originaria spiritualità greco–romana, dei miti e della simbologia sacra, fondatore e presidente dell’Istituto Siciliano di Studi Tradizionali) il quale, con gli studiosi di tradizione romana Salvatore Ruta e Renato Del Ponte, proprio in quegli anni stava gettando il seme dell’M.T.R. Movimento Tradizionale Romano (l’allora definizione era “Tradizionalista” ma che qualche anno dopo cambiammo in “Tradizionale” a seguito di votazione unanime in una riunione di Curia di allora, presieduta dal Princeps Salvatore Ruta). Avevamo infatti intuito – consentitemi questa innocente presunzione – quale fosse la via da intraprendere, unitamente all’importanza di non disperdere un gruppo umano disorientato. Fu così che partecipammo convintamente alle fondamenta del Movimento (che aeva già cominciato a muovere i primi passi 2/3 anni prima, ad opera dei tre fondatori, prima in Sicilia prima e poi a Forlì – ove fu ulteriormente strutturato in occasione di un Conventum Italicum). Grazie soprattutto alla passione di Incardona, il Movimento divenne polo di attrazione per quasi tutto il gruppo romano che allora faceva parte della citata realtà metapolitica in via di formazione. In tanti abbracciarono la cosiddetta “Via Romana agli Dei”, allontanandosi dalla politica militante e smettendo di vagare a valle, senza meta (chi non aderì, finirà col perdersi nella rincorsa di un percorso politico sterile, senza esiti). La comunità politica laziale si trasformò dunque in Comunità Tradizionale e iniziammo l’ascesa verso la vetta.

Così nacque nel 1989 la nostra Comunità del MTR a Roma.

Incisione di Alvaro Gabriele
Veduta di Roma, incisione di Alvaro Gabriele

Molte cose sono poi accadute e molto è cambiato, tante persone e le loro storie sono passate fra noi con vicende alterne (nel bene e anche nel male), diversi fratelli si sono persi per strada. Noi però ci siamo ancora! Il nostro Labaro, consacrato il 1° marzo di tanti anni fa e posto sotto la tutela di Marte e della Triade Capitolina, ha viaggiato per mezza Europa ed è sempre innalzato. Il Tradizionalismo Romano, oramai, è un dato acquisito per tutto il mondo di riferimento del tradizionalismo italiano, sono fioriti gruppi e gruppuscoli (alcuni interessanti, altri un po’ meno) ed in Italia i tradizionalisti ormai difficilmente volgono lo sguardo verso tradizioni allogene.

In pochi, tuttavia, conoscono questa vicenda e sanno che è stato il MTR a farsi pioniere, essoterico, di questo percorso. Alcuni hanno seguito (e seguono) una via carsica, esoterica. Altri, orecchiandoci superficialmente, non considerano questo valore aggiunto. Altri infine si riempiono la bocca di Romanità e non sanno di cosa parlano o, nella migliore delle ipotesi, fanno folclore. Noi però siamo sempre qui!

Come diceva Merlino nell’Excalibur di J. Boorman, siamo un sogno per alcuni e un tormento per altri. Siamo come il legionario di Pompei, immobile nella sua testimonianza. Siamo la sentinella d’Italia in questo caos circostante, custodi e testimoni della Tradizione Romana – Italica nella sua espressione più autentica, coerente ed antica. Siamo pochi, ma siamo!

Oggi, 21 dicembre, brindiamo pacatamente alla Nostra Comunità, libando come di consueto ai nostri Déi. E credendo sia bello – quindi buono e giusto – segnare pubblicamente questo nostro 30ennale, annunciamo iniziative celebrative, che comunicheremo a tempo debito. Le realizzeremo fra il 1°marzo ed il Solstizio d’estate, coincidente quest’ultimo proprio con i 30 anni del primo Solstizio celebrato dalla nostra Comunità “Romana”, secondo modalità, linguaggio e ritualità tramandate dai nostri Avi.

QUOD BONUM FAUSTUMQUE SIT !

Daniele Liotta

(Divalia, MMDCCLXXII  a.U.c.)