Al fine di tentare di giungere quanto più vicino sia possibile ad una conoscenza anche immaginativa di ciò che è, in verità, la potenza cosmica dell’Eros (di Eros, in termini classici Greco-Romani e, quindi, secondo la nostra autentica Tradizione…) è necessario tematizzare, in via preliminare, la differenza radicale che vi è tra la forma di pensiero (che è anche modo di sentire, credere, vivere ed amare) di tutte le Tradizioni spirituali e metafisiche dei popoli del pianeta e quella, invece, tipica della sostanza non più metafisica e cioè tradizionale ma riduttivamente religioso-dogmatica dell’atteggiamento dello Spirito nei confronti del Divino.
La prima è Originaria, Primordiale, quindi nella stessa la concezione del rapporto Divinità-Mondo, non è creazionistica e pertanto moderna, ma emanazionistica, usando tale termine nella piena consapevolezza della sua intrinseca impotenza ed inadeguatezza ad esprimere il Simbolo della Sorgente da cui sgorga l’Acqua, dove quest’ultima è sempre della stessa natura (pur se affievolita…) anche quando giunge a Valle; tali sono la visione e il Sapere della Tradizione metafisica unica, espressa anche dal Simbolo del Sole il quale emana ed effonde i suoi raggi, che portano e donano Vita, Luce e Conoscenza e che sono, in quanto emanazioni dello stesso astro, in termini ontologici, della stessa natura del Disco Aureo.
Con il sopravvenire e il prevalere, in piena Età della Decadenza, delle Religioni del Libro: Ebraismo, Cristianesimo, Islam; esse sono le prime forme storiche e psichiche (quindi non più, secondo la Tradizione, mitiche e spirituali) fondate sulla ipostasi fideistica e quindi priva di Conoscenza, dell’esistenza dell’unico Dio-Persona dotato di volontà che è il Creatore del Mondo; pertanto, la loro natura essenziale si riconosce in un monoteismo esclusivista e creazionistico che produce, per lo effetto, un’illusione percettiva, quindi falsa, poichè prettamente dualistica poggiante su due sole realtà: il Dio, dotato esso solo di Essere e di Potenza effusiva dello stesso e il Mondo creato dal niente dal Dio; il rapporto tra le due realtà è quello tra Creatore e creatura, tra chi è l’Essere sussistente da sé e per sé e la Natura-Mondo pertanto che non ha l’Essere da sé ma gli è stato infuso, donato dal Dio, per libero atto di volontà (l’actus essendi di Tommaso D’Acquino), ciò significando che, in assenza di tale “atto di volontà”, del Mondo, inteso come Universo, si può anche pensare la sua possibile inesistenza, producendo tale pensiero la convinzione della natura impermanente del Mondo medesimo e quindi della sua nullità intrinseca; talché essa Realtà (Vita-Morte, Amore-Odio, Guerra-Pace, Impero, Ordine Politico, Sesso, Donna, in una parola la Natura nella sua organica complessità) non ha nulla dell’essenza del Creatore, che è il suo Artigiano, essendo sotto il profilo ontologico, talmente instabile, deficitaria e transeunte da non essere vista né come Eterna né come Divina, anzi tanto essenzialmente differente poiché subalterna nei confronti del Creatore medesimo, da essere definita da Agostino: “massa diaboli ac perditionis…”; e su tale concetto, nonché linguaggio, è necessario riflettere: il termine “massa” infatti è appropriato ad esprimere il concetto dell’aggregazione estrinseca di elementi materiali e meccanici, tra loro estranei, privi di vita e quindi di nesso organico, così esprimendo un’evidente concezione materialistica della Natura, quindi priva di qualsiasi se pur pallida parvenza del Sacro o del Divino, atteso che per la visione creazionistica il Divino in tutte le sue dimensioni non abita più la Terra ma è esclusivamente nei Cieli e tra questa Realtà e il Mondo è immaginato un Vuoto assoluto, in assenza totale e definitiva di qualsiasi Ente o Entità spirituale intermedia.
Tale fanatica convinzione, madre peraltro della arida e meccanicistica concezione dell’Universo caratterizzante la fisica classica galileo-newtoniana, vera laicizzazione della concezione cristiana medesima, non ha fatto altro che causare la desacralizzazione e quindi la desostanzializzazione del Mondo e della Natura e quindi anche e soprattutto dell’Eros, che la Tradizione Greco-Romana (come ogni autentica Tradizione: Induismo, Taoismo e Scintoismo, per non parlare delle Tradizioni metafisiche delle civiltà Amerinde…) sapeva essere Potenza cosmica di natura semidivina mediatrice tra il Cielo e la Terra, tra il Maschio e la Femmina, nonché evocatrice della riunificazione del Due nell’Uno per mezzo della sana e santa “follia” che proviene dagli Dei (“mania” erotica di Platone..).
Strappare il Divino, il Sacro dalla Natura (ed anche dallo Stato, dalla Politica, quindi dalla Comunità degli uomini e delle donne che diviene così pura e arida amministrazione dell’esistente, senza alcuna Idea superiore di etica o di tensione verso l’Alto, atteso che tali Idealità e Realtà appartengono ormai solo al Dio trascendente e quindi alla Chiesa quale corpo mistico dello stesso…) e quindi soprattutto dalla Potenza di Eros, quale vis attractiva degli Enti, che Dante magnificamente definisce “Amor che move il Sole e le altre stelle…” determinava, nell’epoca della presenza totalitaria della fede e della cultura cristiane, la consegna del Mondo al cosiddetto “Maligno”, con la consequenziale demonizzazione del Sesso e della Donna e quindi dello stesso Eros ormai fonte di peccato, nei confronti del quale l’unico rapporto legittimo e perciò ammissibile, per lo psichismo cristiano, era ed è quello dell’annullamento “amoroso” del mistico nel Dio quale Abisso in qualità di “oggetto” amato; Eros, pertanto, non è più, come nella Tradizione Greco-Romana, il piacere della Vita, dei Sensi, dei Sentimenti, del toccare e del vedere: il Bello, secondo Platone, è l’unico aspetto visibile del Divino nel Mondo e quindi Via privilegiata per giungere all’assimilazione a Lui; Eros, quindi, per la nostra Tradizione, è il piacere di tutto intero il Vivente donato agli uomini dagli Dei e, provenendo dagli stessi, non può che essere Buono, Bello e Vero!
Con l’avvento della piena ed esplicita Modernità, implicita peraltro già nelle stesse fisime dogmatico-monoteistiche nonché creazionistiche, che sono la convinzione e la fede, in sé indiscutibili, della assoluta natura desertica del Mondo in un atteggiamento psichico complessivo caratterizzato in guisa fenomenologica da Odio-Amore-Paura nei confronti dello stesso; tutta la impalcatura fideistica, in sé stessa logicamente insussistente (come già intuirono i Filosofi Pagani, nel qualificare il cristianesimo come essenziale ateismo…!) poiché non fondata sulla Gnosi e cioè sul Sapere, viene rovinosamente meno; quel Creatore, ipostasi posticcia e fideistica, viene dimenticato e, scomparendo dall’orizzonte spirituale dell’uomo moderno, viene semplicemente sostituito, sempre in forza dell’antropocentrismo cristiano, dall’uomo-Dio, quale “nuovo” Artigiano e quindi creatore, per mezzo della tecnica moderna, del “nuovo” Mondo, della “nuova” Vita e della “nuova” Umanità, ed è l’utopia distruttiva di una “nuova” e definitiva, intesa come perfezionata, Creazione, fondata non sulla fede nel Dio invisibile che è nei Cieli, ma sulla fede nel Dio visibile (l’uomo) che è sulla Terra.
La totale e crepuscolare desacralizzazione, che è l’essenza ormai manifesta del Mondo Moderno, non è altro che …banalizzazione, stupida e cieca meccanizzazione (termine che deriva dal greco mechàne che ha il significato di falso, mistificato, artefatto…) impotentemente distruttiva di ogni Potenza della Vita: ecco che l’Eros è ormai ridotto, proprio in termini riduzionistici,in “cultura spicciola da macelleria” dove, in forza del veleno pornografico, vengono esposte e commerciate le “parti” del corpo umano solo a fini di triste e deludente uso tecnico, con lo stesso atteggiamento psichico con cui si usa la Natura, quale aggregato meccanico e disanimato di parti e pezzi da manipolare in una cosmica, totale e macabra autopsia, ideologia che è la base legittimante anche della barbara tecnica dell’espianto e dell’impianto di organi umani, quali pezzi da ricambio di una macchina, a prescindere da ogni definizione clinica che sia oggettiva in quanto accerti, quanto meno, la morte clinica del Vivente, nel rispetto religioso e quindi spirituale e della Vita e della Morte.
L’Eros, che è Potenza cosmica della Vita-Anima, ormai desacralizzato, che vuol dire privato della Forma, cioè dell’Essere quale Azione sublimatrice ed illuminatrice delle Forze dal Basso, che sono la base della stessa Vita, così irrompe selvaggio e violento, come un fiume in piena non più controllato, esondando fuori dagli argini: ecco Eros fonte nell’umanità odierna di violenza brutale, satanica e, apparentemente, priva di ragioni; ecco Eros che non è più attrazione e impulso Naturale e Divino alla riunificazione del Due nell’Uno, ma ha mutato quasi la sua Natura in quella di un Demone malvagio e distruttore che quasi odia la Vita medesima e quindi Sé stesso; ecco che attraverso Eros si manifesta e si materializza l’Odio odierno per la Donna quale Simbolo dello stesso Eros, come dimensione della Vita, Odio che proviene da chi non è più Uomo, nel senso tradizionale della parola, in quanto espressione vivente del Principio solare di Amore e Ordine, ma un “essere” che assomma in sé gli aspetti e gli elementi più deleteri e oscuri di un dionisismo lascivo ed evirato coniugati ad una natura ormai meccanica, priva pertanto di qualsiasi forma di educazione al “sentire” in quanto ignora l’essenza medesima del suo Divino “vibrare”!
James Hilmann, in un libro che ha proprio questo titolo, definiva tutto ciò: La vana fuga dagli Dei! Volendo esprimere essenzialmente il concetto relativo a quanto sia stato folle, da parte delle religioni monoteistiche e dualistiche, come dello stesso tecnicismo materialistico della Modernità, figlio delle stesse, separare il Sacro dal Mondo, il Divino dalla Natura, strappando così tutto ciò che è spirituale dal Mondo umano medesimo, fuggendo così, però vanamente, dagli Dei, che, per lo effetto, mutano la loro Natura in quella delle così dette malattie psicopatiche che sconquassano quello che resta dell’Anima dell’umanità odierna.
Essendo tale la realtà intima di quel che resta di vivente nel Vivente, la Via, l’unica per tentare di uscire dall’Antro oscuro che ci opprime, è quella della rivoluzione Spirituale Tradizionale, che è innanzitutto, totale e integrale mutamento interiore (metànoia platonica) come cambiamento radicale della visione del Mondo e della Vita, ad iniziare dalla dimensione animico-affettiva, affinchè ci si porti verso l’Essere, il Mondo e la Vita nel loro Intero (che è il Vero, insegna Hegel…..), superando così l’illusione maligna del dualismo, affinchè si riveli e si rimanifesti al nostro Animo ciò che è Vivo e Presente da sempre, sia in esso che nel Mondo: il Divino in tutte le sue dimensioni e livelli, in tutte le sue Gerarchie come un Cosmico Circolo che effonde la Luce dall’Alto, scende Lui stesso attraverso l’Universo intermedio e cioè le Potenze mediatrici che da Lui emanano, tra cui Eros e tutti gli Dei e Demoni, Luce che, giunta alla fine della discesa, nella risalita verso l’Uno, che è il Ritorno al Padre, esotericamente, innalza l’Uomo medesimo verso l’Alto, per mezzo, proprio come insegna Platone, dell’Eros, quale Epifania Gnosica del Sé a Sé stesso.
Giandomenico Casalino