L’esposizione che segue non pretende di essere un commento alla nota opera del compositore, teorico musicale, sacerdote e cantore Franchino Gaffurio (Practica musice, Firenze 1496), ma soltanto all’immagine che compare nel suo celebre trattato.
Questa figura riveste per noi un particolare significato in quanto rappresenta una preziosa sintesi del pensiero neoplatonico, direttamente derivato dagli antichi insegnamenti pitagorici. Esso è sempre rimasto come brace sopita, ma mai spenta, alla base della forma mentis della gente italica.
Avanzo pertanto una possibile e personale interpretazione della figura, vera rappresentazione di una visione del mondo a noi cara, in maniera diretta e concisa evitando elucubrazioni e giri di parole. La speranza è quella di destare interesse e dubbi, nel lettore, generatori di quella sana curiosità che spinge alla ricerca della conoscenza.
Il serpente con tre teste e la sfera alla base.
Proviene da una figura di antichissima origine che ad Alessandria era stata associata a Serapide. Solitamente si trovava ai piedi della dea Iside. Divinità e simbologia erano ben conosciuti tanto in Grecia che a Roma.
Le tre teste sono:
- Cavallo (o lupo in successive versioni), muso a sinistra, genericamente rappresenta il passato;
- Cane, muso a destra, è rivolto al futuro;
- Leone, muso al centro, è relativo al presente.
Tutte e tre insieme indicano che l’attenzione nel mondo dell’esistenza è focalizzata sul tempo. La mente si rivolge continuamente, dibattendosi e agitandosi, tra passato e futuro senza riuscire a focalizzarsi sul presente: il “qui ed ora”.
Ricorda le prove subite e superate dal Buddha sotto l’albero della Bodhi: prima si affaccia il desiderio (“kama”), rappresentato qui dal cane, superato il quale egli viene tentato dal benessere materiale (possedimenti, ricchezze, onori ecc., vale a dire i “dharma” che generano attaccamento e avversione, la nostra testa di cavallo), infine “mara”, la paura della morte con il conseguente attaccamento alla vita (il leone). Egli, illuminato, possiede l’antidoto ai tre veleni della mente (desiderio, avversione, ignoranza) e quindi risulta intoccabile dalle insidie postegli davanti dall’arcidemone Mara che, non credendogli quando il Buddha afferma la sua sacralità, gli si pone di fronte sfidandolo. È interessante notare che, in sua difesa, Sakyamuni chiama a testimone la Natura stessa (Magna Mater? Tellure? Cerere?) la cui apparizione mette in fuga Mara.
Osservando l’immagine si nota come il serpente discenda a testa in giù con la coda che rimane attorcigliata in alto a mo’ di poggiapiedi per Apollo. Attraversando le sfere planetarie sprofonda dai livelli più sottili a quelli più pesanti misurando il tempo a partire dallo spazio; tempo e spazio dai quali la divinità apollinea è esente. Inoltre il serpente ci rammenta il fatto che, cambiando pelle, si possa rinascere a nuova vita. La prima sfera è occupata solo per metà dalle tra teste. L’altra metà ci mostra il volto di Thalia, una delle tre Grazie. Essa compare, nella figura, sia in alto come in basso rivelando l’immanente principio dell’Ente in ogni cosa.
Con la Surda (silente) Thalia la prima sfera è quella degli elementi (terra, acqua, aria, fuoco). La Grazia in realtà non tace ma canta. Nel suo canto vi è la continua narrazione della “floridezza” e della “abbondanza” della Natura. Tuttavia essa non viene udita e lei stessa non ode l’armonia del suo canto a causa del baccano che fanno le tre fiere nitrendo, latrando e ruggendo. Esse incutono timore, generano preoccupazione spingendo ogni creatura nelle fauci del divenire, facendo sì che ciascuna disperda ogni fiato di consapevole essenza. Tuttavia Thalia, come un’eroina, legate la fauci del cavallo e del cane spalanca virilmente quelle del leone e vi pone la sua testa dentro, così quello non può più ruggire, e canta e si ode sospesa tra passato e futuro nel qui e ora. Ora consapevole dell’attimo presente Thalia del Silenzio Notturno si risveglia. Ciò che prima era avversità, sofferenza, affanno diventa l’esatto opposto. “Fioritura e Abbondanza” canta del germogliare della Natura in una terra viva.
Questa sfera è sotto il dominio di Dis Pater, signore di ogni ricchezza, che si manifesta nella completezza della coppia di Pluto e Proserpina. Nel corpo perfetto dello yogin essa è il Muladhara mentre le tre teste del mostro corrispondono a Ida-Pingala e Sushumna: fintantoché i due canali laterali ed i corrispondenti venti ascendente solare e discendente lunare sono separati (vale a dire vengono dualisticamente percepiti come separati) la porta centrale rimane chiusa all’ascensione dell’energia consapevole. Le tre teste del drago-serpente sono state spesso associate ad Ecate, dea dal triplice volto, ma qui rappresentano anche la controparte materiale (corpo-verbo-mente) del corpo spirituale (soma-anima-spirito). Questa sfera può essere definita “Sfera della Terra” e fa gruppo a sé. Essa è la rappresentazione materiale del mondo spirituale pertanto contiene, in analogia, tutto il percorso delle dieci sfere. I quattro elementi rappresentano la sintesi di tutto il cammino ascendente (dalla Luna sino a Urano) o discendente (da Urania a Clio). La seconda e la terza sfera sono tuttavia connesse alla prima, come acqua che feconda la terra, e sono sotto il dominio di Nettuno e Cerere. Quarta, quinta e sesta sfera, rette dalla coppia Giove – Giunone, rappresentano il dominio dell’aria. Settima, ottava e nona sfera appartengono al fuoco e sono governate da Saturno.
II gruppo: sfere di Luna, Mercurio e Venere
Qui Thalia compie il primo passo nello spazio oltre la Terra. È il primo contatto nella conoscenza della quintessenza (lo spazio infinito). Tra gli elementi è l’Acqua, tra le Grazie Euphrosine (Gioia) abita in questi tre mondi. Il dominio al maschile è relativo a Nettuno quello al femminile di Cerere. È il primo apparire del corpo spirituale come soma o doppio lunare (eterico-astrale). A questo livello compaiono le dieci qualità della forma. Nei mondi dominati dalle tre divinità avviene la lotta tra l’amore materiale e quello spirituale. Figure cardine sono quelle di Aurora con il crescente lunare sopra il capo, segno di influenza passionale, e Venere con la stessa mezzaluna sotto i piedi (e sul capo una corona di dodici stelle…) la quale invece non è toccata dalle passioni. Cedendo al desiderio (di possesso, di amore, di dominio, di appagamento) si ritorna nell’esistente materiale; se invece il desiderio viene consapevolmente dominato (soma nel soma: Luna; soma nell’anima: Mercurio; soma nello Spirito: Venere) allora si ottiene il doppio.
III gruppo: sfere di Sole, Marte, Giove
Queste sono associate a Thalia, Floridezza, in quanto termine di mezzo equilibrante tra le sorelle. Nel corpo materiale corrispondono alla parola, al respiro o anche al sentimento. Nel corpo spirituale all’anima-psiché. La divinità dominante è, al maschile Giove e al femminile Giunone, entrambi legati al dominio dell’aria e dei venti. Tuttavia virtualmente compare, a mio parere, esattamente al centro, situata tra la linea discendente delle Muse e quella ascendente degli Dei, Vesta colei che immobile al centro di tutto, tutto anima col suo fuoco vitale. Tra gli elementi qui si trova il vento che, pur più leggero del fuoco non lo eguaglia in potenza, ed è quindi situato più in basso di quello. Questi sono i mondi delle dieci qualità potenziali. Nella sua celeste ascensione Thalia qui abbandona ogni senso di avversione nei confronti degli oggetti esterni (anima nel soma: Sole), degli altri esseri (anima nell’anima: Marte) e nei confronti di sé stessa (anima nello spirito: Giove).
IV gruppo: sfere di Saturno, Urano e della Triade delle Grazie
Sono associate ad Aglaia, Splendore-Trionfo, in quanto espressione del corpo di grazia o corpo solare se consideriamo la suddivisione in:
- Corpo materiale (corpus: insieme di corpo-parola-mente)
- Corpo lunare o argenteo
- Corpo mercuriale (a predominanza blu)
- Corpo solare (bianco dorato)
La divinità dominante al maschile è Saturno, al femminile Tellure. È particolarmente importante notare la posizione delle tre Grazie che compaiono in alto proprio sotto l’immagine di Apollo. Thalia, tenendo strette sottobraccio le altre due sorelle, nella loro unione ci indica il superamento degli opposti o il loro equilibrio. Apollo è immagine solare della Mente Universale, l’Ente non condizionato perché oltre la dualità, che manifestandosi muove ogni cosa. Qui, come all’inizio, sono presenti una trinità e una divinità; ma ora la trinità rappresenta la perfezione mentre la divinità non domina gli elementi ma ne è causa (la quintessenza). Si può ancora sottolineare come Euphrosine, guardando e tirando in basso verso le Muse, rappresenti la potenzialità che si avvia a diventare materiale, mentre Aglaia è la materialità tesa alla perfezione. Le tre sfere esprimono insieme le dieci qualità divine.
Qui avviene il pieno e totale superamento dell’ignoranza della forma (spirito nel soma: Saturno), del contenuto (spirito nell’anima: Urano) e del vuoto (spirito nello spirito: coincidentia oppositorum).
Inoltre, con l’Apollo visibile, si mostra l’ingresso di un ulteriore stadio non descrivibile perché oltre la capacità mentale umana, basata sul confronto di schemi opposti (dualistici), e si suppone la “super esistenza” di un Apollo oscuro, proprio perché non percepibile né deducibile (segue).
Fabio Lattanzi
Un pensiero riguardo “Il serpente di Gaffurio e la forma mentis della gente italica”
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