Pochi giorni fa papa Francesco ha particolarmente sottolineato, durante un’omelia, il discorso sull’uguaglianza di tutti gli uomini di fronte a Dio (il suo) e fra di loro. In merito, ci interessa riportare un passaggio dell’introduzione di Francesco Ingravalle al libro di Libanio (retore e filosofo di Antiochia profondamente legato a Flavio Giuliano, 314 – 394 e.v.) “A protezione dei templi” pubblicato nel 2010 per i tipi delle patavine Edizioni di Ar.
“… Il cristianesimo si rivelava la migliore religione per governare le masse, un funzionale instrumentum regni, dotato di forza di penetrazione veramente internazionale, perché programmaticamente avverso alle differenze di stirpe, in grado di parlare a chiunque: l’uguaglianza di tutti gli uomini di fronte al dio unico, la prefigurazione di un potere “globale”, in grado di penetrare nelle coscienze, di garantire l’obbedienza sotto l’egida di un potere non più diviso, ma unico, unitario ed efficace. Un potere in grado di governare le coscienze con il timore della “dannazione eterna” dopo la morte, con l’imputazione del male presente nel mondo alla colpa originaria di Adamo e di Eva. Irrilevante è, sul piano oggettivo, naturalmente, il grado di fede dei singoli imperatori: il regno sullo spazio e sulle coscienze era quasi garantito dal dio unico e dalla predicazione che l’aveva svincolato dalla sua validità per la sola nazione ebraica, ossia dall’ultimo vincolo percepito come vincolo etnico. Chi abbraccia la croce è un uomo pio; la pietas vien fatta derivare da un atto di fede, non dall’adesione a una legge cui naturalmente si sarebbe chiamati grazie all’appartenenza a una determinata stirpe (come nel caso del rapporto fra il popolo di Mosè e la legge mosaica). Le gentes sono cose del passato, di fronte al redentore c’è soltanto l’uomo. Politicamente ciò significa: di fronte al potere imperiale rischiarato dai raggi salvifici della Croce c’è soltanto l’Uomo, come caratteristica trasversale rispetto alle gentes, alle stirpi. Di fronte al dio unico c’è soltanto la stirpe di Adamo, adombrata dal peccato del progenitore. Nella Croce è la verità; ciò significa: fuori della Croce ci sono l’errore, la menzogna, l’ignoranza”.
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