“Credo che abbiamo a che fare con un luogo sacro, forse il tempio di Quirino”. Così l’archeologo Louis Godart, consigliere del presidente della Repubblica per la tutela del patrimonio artistico, lo scorso 17 febbraio su Il Tempo, all’indomani del ritrovamento dei resti di una menade di età romana in un cunicolo sotto i giardini del Quirinale.
Da allora, però, più nessuna notizia.
Dato il luogo e l’importanza dell’inquilino, le indagini, iniziate anni fa dall’archeologo Andrea Carandini (che avevano portato anche ad una interessante mostra nel giugno 2007), e condotte con l’ausilio del georadar, procedono nel silenzio: area istituzionale, di particolare salubrità, ex residenza papale e reale, il Quirinale è, per ragion di Stato, una delle strutture meno esplorate e più difficilmente esplorabili.
Il colle prende nome dal dio venerato già dalle tribù sabine che in epoca arcaica abitavano il luogo. Il culto di Quirino si diffuse in epoca repubblicana e si fuse con quello del fondatore Romolo. Nel 290 a. C. il console Lucio Papirio Cursore edificò nell’area un Tempio dedicato al dio, fondandolo su un tempio più antico dello stesso culto. Dopo un incendio fu ricostruito e restaurato da Augusto. Ora, se a Roma è sufficiente scavare qualche centimetro per imbattersi nei resti della sua storia, sul Colle basta anche meno. Nella sua prefazione al libro dedicato al “nuovo Quirinale” sempre Godart racconta di come tra il 1998 e il 1999 bastò intraprendere gli scavi per la posa di impianti tecnologici per restituire alla luce varie strutture abitative del I secolo a.C. E di come 5 anni dopo un altro scavo condotto nei giardini del Quirinale facesse riaffiorare un complesso termale e una statua femminile. Ma già nei primi Anni 50 – aggiunge – era bastato un leggero smottamento del terreno al di sotto della monumentale meridiana per far emergere resti murari di età romana.
Insomma, da qualche parte del Colle, Quirino, il Dio della stirpe, è nascosto. Siamo in attesa che si lasci definitivamente svelare.